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Tokyo: Lacrime amare per le azzurre del nuoto sincro

Dal sogno della medaglia di bronzo alle lacrime per l’ultimo tuffo che ha rovinato tutto spedendole al settimo posto di una classifica che più beffarda non si può.

Sfuma all’ultima curva il sogno di Elena Bertocchi e Chiara Pellacani nel sincro femminile da 3 metri, piazzate penultime in classifica al termine di una gara che le aveva viste in odore di medaglia fino all’esecuzione finale. Anzi, al termine del terzo round su cinque, al Tokyo Aquatics Center sembrava di essere tornati a rivivere le imprese della coppia Cagnotto-Dallapé a Rio 2016, quando l’Italia conquistò la prima medaglia femminile nei tuffi, un argento. Al terzo round anche Bertocchi-Pellacani si erano ritrovate seconde, poi dopo il quarto ancora in zona podio, terze davanti alla Germania di pochi decimi di punto.

In una gara dominata dall’inizio alla fine dalle imbattibili cinesi, che si sono aggiudicate in scioltezza la medaglia d’oro con il punteggio totale di 326.40, seguite dalle canadesi che si sono aggiudicate l’argento, le due tuffatrici italiane si sono sciolte sul fatale il 45.90 nell’ultimo doppio e mezzo indietro carpiato. Servivano almeno 63.40 punti per tenere a bada le tedesche e vincere il bronzo: “Anche se non sembra, siamo felici del percorso che abbiamo fatto per arrivare fino a qui. Questo risultato non ce lo aspettavamo proprio perché gli allenamenti sono sempre andati bene. Però siamo alla prima esperienza olimpica, il sogno di una vita, quindi siamo contente”, dice Bertocchi che non riesce a trattenere le lacrime. Suo l’errore in entrata in acqua che ha visto sfumare la terza medaglia dell’Italia a Tokyo 2020. “Abbiamo fatto veramente un bel percorso e questa sarebbe stata la ciliegina sulla torta, era la prima esperienza e va bene così”, si è detta convinta anche Pellacani, che poco dopo in zona mista ha tentato di consolare la compagna abbracciandola e tentando di trovare una spiegazione all’errore sull’ultimo tuffo.

“Forse è stata un po’ l’emozione, con più esperienza saremmo riuscite a gestirla meglio”. Quel famoso ‘braccino’ che ti blocca proprio quando senti che il traguardo è vicino e dipende ormai solo tutto da te. Archiviata l’amarezza per la delusione, questa è una coppia che può crescere ancora in vista di Parigi 2024. D’altronde, mancano solo tre anni. 

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