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Carlo e Renzo Piano, alla ricerca di Atlantide

 CARLO E RENZO PIANO, ‘ALLA RICERCA DI ATLANTIDE. VIAGGIO NELL’ARCHITETTURA PER RAGAZZI SOGNATORI’ (FELTRINELLI, PP. 168, 18,00 EURO) “L’architetto? Da papà, ci ha sempre raccontato tante storie, sui suoi viaggi, sui progetti. Ma da nonno, beh, è un’altra cosa”. Sorride Carlo Piano, giornalista e scrittore.
    “L’architetto”, come lo chiama, è suo padre Renzo Piano, l’archistar mondiale, senatore a vita dal 2013, vincitore del Pritzker (praticamente il Nobel dell’architettura), ma soprattutto firma di grandiose opere in tutto il mondo, dal grattacielo Shard a Londra all’Aeroporto del Kansai a Osaka, il Postdamer Platz a Berlino e il nuovo Tribunale di Parigi, fino all’Auditorium Parco della musica a Roma e il viadotto San Giorgio inaugurato lo scorso agosto nella sua Genova ferita dalla tragedia del crollo del ponte Morandi. Ma Renzo Piano è anche il nonno di sua figlia Elsa, tredicenne piena di curiosità e appassionata di storie, che non vede l’ora di ascoltare dal nonno.
    Dopo “Atlantide. Viaggio alla ricerca della bellezza” di due anni fa, padre e figlio tornano ora a firmare un libro insieme, “Alla ricerca di Atlantide. Viaggio nell’architettura per ragazzi sognatori”, in libreria dal 18 febbraio, versione junior di quel primo esperimento, con le illustrazioni a colori di Tommaso Vidus Rosin.
    Un viaggio che Carlo immagina compiuto dal padre e dalla figlia alla ricerca della mitica Atlantide, al via dal porto di Genova in una giornata di fine estate. A guidarli, il sogno di trovare quella città perfetta, ambizione di ogni architetto, facendo tappa nei luoghi in cui nonno Renzo ha costruito nel mondo le sue opere.
    “Papà ha un’agenda fittissima – racconta Carlo – ma il tempo per le nipoti lo trova. Credo anche che in questo momento della sua vita e della sua carriera, trasmettere ciò che ha visto e conosciuto sia un punto fondamentale. Lui è per la bottega, non è un accademico. L’idea di questo libro – aggiunge – mi è venuta riflettendo sul fatto che lui ha costruito grattacieli, centri culturali, musei, ma alla fine la sua più grande passione sono sempre stati i castelli di sabbia. Li faceva a Peglie, il quartiere della Genova di Ponente dove è nato. E li ha insegnati a tutti noi, figli e nipoti (nel libro, un’accurata descrizione per tirar su il miglior castello di sabbia firmata Piano senior, ndr). Da lì è nata la sua passione per il costruire, che poi è una passione ancestrale. Si, io ho preso un’altra strada, ma in fondo anche far nascere qualcosa dalla pagina bianca, che sia un articolo di giornale piuttosto che un libro o un film, è un po’ costruire”.
    E così pronti, si salpa, in giro per il mondo, per mare, perché “i viaggi in barca sono diversi: si abbassa la voce, si alzano gli occhi al cielo e si confessano cose che sulla terra ferma non si dicono. Per nonno Renzo – dice ancora Carlo Piano – è anche un’occasione per confessare qualche errore o rimorso.
    Quello dell’architetto è davvero un mestiere avventuroso, in senso fisico – prosegue – Basti pensare che mentre costruivano l’aeroporto di Osaka sono scampati a 36 terremoti. In Nuova Caledonia, durante il cantiere per il centro culturale Jean-Marie Tjibaou di Noumea, hanno affrontato tifoni da 200 chilometri orari. A New York c’è stato l’uragano Sandy. A Berlino le bombe inesplose. Ma la vita di cantiere, lo raccontiamo nel libro, azzera rapporti e distanze. Si lavora tutti per un unico obbiettivo”.
    In ogni capitolo, aneddoti e curiosità, oltre a nozioni marinaresche di venti, onde, stelle, ancoraggi, naufragi scampati. E la posizione di tutti i luoghi in cui gli studiosi nei secoli hanno collocato la mitica Atlantide. “E’ la grande metafora della Bellezza, che rende le persone e i luoghi migliori – riflette ancora l’autore – Ma la vera bellezza è quella legata al bisogno. Un ponte è bello perché serve e funziona. Altri progetti insieme a papà? Per ora mi bastano questi – sorride – Per un giornalista gli architetti sono un incubo: mettono tutto in discussione, ultra perfezionisti e abituati a progetti che durano decenni”. Meglio, per ora, godersi il viaggio. (ANSA).
   

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