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La rivoluzione siamo noi e Pino, arte fa il bis al Tff

 L’Italia dagli anni Sessanta a metà degli anni Ottanta fu un vero laboratorio artistico a cui guardò tutto il mondo, una storia poco conosciuta e a cui, per fortuna, la 38/a edizione del Torino Film Festival che parte il 20 novembre dedica ben due documentari: LA RIVOLUZIONE SIAMO NOI (Arte in Italia 1967/1977) di Ilaria Freccia e PINO (che sta per Pino Pascali) di Walter Fasano.
    Che accadde in quegli anni? Ce lo racconta appunto LA RIVOLUZIONE SIAMO NOI, documentario che prende il titolo da una foto-manifesto di Beuys con l’artista tedesco che avanza spedito come in un solitario ‘Quarto stato’. Una sintesi perfetta, questa, per raccontare, attraverso uno sterminato apparato iconografico, materiale di repertorio e interviste, quell’irripetibile momento. Anni unici durante i quali si sono ritrovati a convivere insieme artisti come Marina Abramovic, Michelangelo Pistoletto, Andy Warhol, Luigi Ontani, Pino Pascali, Alighiero Boetti, Jannis Kounellis e Joseph Beuys e galleristi di fama internazionale come Lia Rumma e Fabio Sargentini.
    Basti pensare che la galleria Lia Rumma, fondata a Napoli nel 1971, fu inaugurata con una personale di Joseph Kosuth, ‘L’ottava investigazione (A.A.I.A.I.), proposizione 6’. Da allora nei suoi spazi passarono le nuove tendenze della scena internazionale tra cui Arte Povera, Minimal Art, Land Art e Arte Concettuale, presentando artisti consolidati ed emergenti tra cui, oltre i già citati Abramovic e Pistoletto, Giovanni Anselmo, Alberto Burri, Gino De Dominicis, Donald Judd, William Kentridge, Anselm Kiefer, Robert Longo, Reinhard Mucha, Haim Steinbach, Thomas Ruff e molti altri.
    Stesso discorso per Fabio Sargentini e la sua storica Galleria L’Attico di Roma che ha lanciato molti artisti tra cui Pino Pascali, Jannis Kounellis, Luigi Ontani, Piero Pizzi Cannella, Nunzio, Sergio Ragalzi, Giancarlo Limoni, Claudio Palmieri, Enrico Luzzi, Marco Tirelli e Claudio de Paolis.
    “Volevamo restituire il sapore di quegli anni attraverso i ricordi dei protagonisti, intervistati oggi, insieme alle testimonianze dell’epoca, per creare così un movimento continuo tra passato e presente – dicono Ilaria Freccia e Ludovico Pratesi (che ha co-ideato il documentario) -. Abbiamo trascorso giorni e giorni negli archivi, per cercare attimi di vita vissuta da riportare alla luce: uno sforzo che ha dato una serie di frutti insperati grazie all’enorme disponibilità di protagonisti e testimoni del tempo, che ci hanno aiutato a restituire una narrazione in diretta di quegli anni.
    Un’occasione straordinaria di scoprire frammenti di vita quotidiana… in una fusione tra arte e vita che ha reso quegli anni indimenticabili”.
    PINO di Walter Fasano, con le voci di Suzanne Vega, Alma Jodorowsky, Monica Guerritore e Michele Riondino si dedica invece a tutto tondo a quello straordinario artista che fu Pino Pascali, uno dei più importanti esponenti dell’arte povera, morto giovanissimo nell’estate del 1968 in un incidente in motocicletta. L’occasione nasce dall’acquisto e dalla messa in mostra nel 2018 da parte del Museo Pascali di Polignano a Mare, terra d’origine di Pino, della sua opera: “Cinque Bachi da Setola e un Bozzolo”.
    “Avendo scelto la strada del racconto per immagini fotografiche – dice nelle note il regista -, ho avuto la fortuna di essere affiancato da alcuni eccezionali compagni di viaggio: Pascali innanzitutto, le cui straordinarie (e poco note) fotografie ci hanno permesso di entrare nel suo sguardo. E soprattutto Pino Musi, sempre riconoscibile per stile ed esiti proprio in quanto ricercatore del senso profondo dell’immagine.
    Le sue fotografie originali – continua Fasano – scandiscono la narrazione del film in una dimensione che trascende la ricerca del ‘momento decisivo’. Il meraviglioso repertorio fotografico di Claudio Abate, Elisabetta Catalano, Ugo Mulas ha saputo restituirci un’immagine vivida di Pino e di quella stagione creativa di cui il gallerista Fabio Sargentini è stato demiurgo, e per noi complice di qualità insuperabile”. (ANSA).
   

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