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Poker di italiani in gara, ma Venezia non è autarchica

ROMA – Il rischio di una Mostra autarchica obiettivamente era dietro l’angolo, un festival autoctono e pazienza se il nome per esteso è Mostra internazionale d’arte cinematografica, tanto si sa che l’annata è eccezionale, ma il direttore Alberto Barbera ha evitato al massimo di mettere il bollino tricolore a Venezia 77 (2-12 settembre) (Fremaux non ha fatto altrettanto per il virtuale Cannes 2020), decidendo di ‘sacrificare’ il film di Salvatore Mereu, da lui definito ‘da non perdere’, Assandira, con protagonista lo scrittore di Padre Padrone Gavino Ledda, che pure sarebbe stato bene in corsa per il Leone d’oro ed invece è finito fuori concorso.
    “Sono quattro i titoli italiani in lizza per il Leone d’oro – ha detto Barbera, rompendo il rituale – sebbene il lavoro di Mereu avrebbe meritato: se avessi potuto mettere un quinto film lo avrei fatto”. Ecco così che tra i 18 titoli, un terzo sono italiani – Le sorelle Macaluso di Emma Dante, Miss Marx di Susanna Nicchiarelli, Notturno di Gianfranco Rosi e Padrenostro di Claudio Noce – ma la pattuglia è ben più corposa, e non solo considerando che sono eccezionalmente nostrani i film di apertura – Lacci di Daniele Luchetti – e chiusura – Lasciami andare di Stefano Mordini – entrambi fuori concorso, ma anche tutti gli altri sparsi per il cartellone ufficiale.
    Ci sono ad esempio l’esordio del giovane attore-regista Pietro Castellitto (il futuro Totti della serie Sky) con il ‘sarcastico e cattivo’ I Predatori con Massimo Popolizio in gara a Orizzonti, quello di Jasmine Trinca con il breve Being my mom interpretato da Alba Rohrwacher e Maayane Conti (Orizzonti cortometraggi) e il ritorno degli artisti Martina Parenti e Massimo D’Anolfi con Guerra e Pace. E poi i tanti documentari del fuori concorso, guidati da Luca Guadagnino con il documentario sul ciabattino di Hollywood Ferragamo (Salvatore – Shoemaker of Dreams), una lista che va dal ricordo di Fellini in La verità su la Dolce Vita realizzato da Giuseppe Pedersoli, nipote di Peppino Amato che produsse il capolavoro di cui festeggiamo quest’anno i 60 anni, a Molecole di Andrea Segre (film di preapertura) sulla Venezia del lockdown, da Paolo Conte, via con me di Giorgio Verdelli ‘racconto generoso e ironico’ del musicista che sarà a Venezia l’11 settembre, all’Omelia Contadina, corto in proiezione speciale di Alice Rohrwacher e Jr.
    Di produzione italiana anche Sportin’ Life di Abel Ferrara, Nowhere special di Uberto Pasolini (coproduzione con Inghilterra e Romania), mentre è francese la produzione di Giovanni Aloi (La troisieme guerre). Da tutta questa abbondanza manca (ma non è una sorpresa di oggi) un titolo forte: Tre Piani di Nanni Moretti, pronto ma non disponibile, con un’uscita slittata praticamente di un anno. “Rispetto le decisioni – ha detto Barbera -, non vado a sindacare su scelte comprensibili e giustificabili, ma certo che se si tiene fermo un fllm per un anno, mentre le sale fanno lo sforzo di riaprire al pubblico, bisognerebbe aiutare questa platea facendolei trovare film nuovi”.
    Quanto ai titoli del concorso, ecco in breve di cosa di tratta.
    LE SORELLE MACALUSO, secondo film della drammaturga Emma Dante sette anni dopo Via Castellana Bandiera, tratto dalla sua omonima pièce teatrale Premio Ubu per il Miglior Spettacolo e la Miglior Regia. “Spero che questa famiglia di donne di tre generazioni possa far affiorare i ricordi di noi bambine dentro le stanze dell’infanzia dove strette da un legame fortissimo siamo state sorelle”, ha commentato la Dante.
    MISS MARX di Susanna Nicchiarelli con Romola Garai nei panni della figlia più piccola del filosofo, brillante e appassionata, tra le prime donne ad avvicinare i temi del femminismo e del socialismo, fin quando viene travolta da un amore appassionato ma dal destino tragico. “Con la sua apparente incongruenza tra dimensione pubblica e privata – racconta la Nicchiarelli – la storia di Eleanor Marx apre un abisso sulla complessità dell’animo umano, sulla fragilità delle illusioni e sulla tossicità di certe relazioni sentimentali”.
    PADRENOSTRO di Claudio Noce con Piefrancesco Favino (anche produttore con Andrea Calbucci e Maurizio Piazza), ambientato nella Roma degli anni di piombo visti da un bambino con la vita sconvolta dall’attentato terroristico ai danni di suo padre e dall’incontro con un ragazzino poco più grande di lui, ribelle e sfrontato. “Tornare a Venezia ha un significato particolare per me, e farlo con una vicenda ispirata alla mia famiglia – commenta Noce – mi rende ancora più orgoglioso e grato”.
    NOTTURNO di Gianfranco Rosi, un film di luce sul buio delle guerre che l’autore Leone d’oro d Sacro Gra e nomination all’Oscar per Fuocammare ha girato nel corso di tre anni trascorsi sui confini fra Siria, Iraq, Kurdistan, Libano, dando voce ad un dramma umano che trascende le divisioni geografiche e il tempo dei calendari. “Durante tre anni di viaggio in Medio Oriente – racconta Rosi – ho incontrato le persone che vivono nelle zone di guerra. Ho voluto raccontare le storie, i personaggi, oltre il conflitto. Sono rimasto lontano dalla linea del fronte, ma sono andato laddove le persone tentano di ricucire le loro esistenze. Ho cercato di raccontare la quotidianità di chi vive lungo il confine che separa la vita dall’inferno”. (ANSA).
   

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