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Bollani incanta Roma con l'omaggio a Jesus Christ

Le variazioni di Jesus Christ Superstar di Stefano Bollani accendono la Cavea dell’Auditorium Parco della Musica a Roma, per la rassegna Auditorium Reloaded.
“Sono sette mesi che non suono in pubblico”, dice il pianista felice ed emozionato di tornare a esibirsi dal vivo con l’ultimo album pubblicato ad aprile – Piano Variations on Jesus Christ Superstar, omaggio ai 50 anni dell’iconica colonna sonora -, dopo la lunga pausa imposta dal lockdown. La scelta, subìta per via delle misure di sicurezza, è quella di tornare con un concerto piano solo e di rinunciare, almeno per il momento all’Orchestra.
Il via, ieri sera, davanti a una platea altrettanto emozionata e con la voglia di tornare a stare insieme, è un doveroso omaggio al maestro Ennio Morricone, con un estratto dalla colonna sonora del film Metti una sera a cena, diretto da Giuseppe Patroni Griffi e musicato dal maestro scomparso poche settimane fa. E mentre le note ipnotizzano il pubblico, un refolo di vento scompagina nell’aria i fogli dello spartito. “Il maestro non ha apprezzato la deriva latino americana che ho preso”, scherza Bollani, mattatore per tutta la sera.
Un entusiasmo contagioso quello del pianista, con quel suo modo irriverente di approcciarsi alla musica che può avere solo chi ha profondo rispetto di ciò che sta facendo. Pigia sui tasti, saltella senza sosta sullo sgabello, si alza in piedi, racconta barzellette su Gesù, parla dolcemente al pianoforte per scusarsi della troppa foga che per un paio di volte durante la serata ha messo fuori uso i pedali e costretto i tecnici a intervenire (“ma è così tanto che non suono dal vivo!”), per una narrazione della rock opera con molte variazioni. “Il disco e il concerto sono un atto di ringraziamento nei confronti i Lloyd Webber che mi ha permesso di rivedere a modo mio la sua opera”.
Bollani ha preso la colonna di Jesus Christ Superstar – un amore nato più di 40 anni fa, dopo aver visto per la prima volta il film (“conosco a memoria ogni passaggio”) -, l’ha smontata e rimontata, ma mantenendo la struttura emotiva originale. Non una fedele trascrizione, ma una libera reinterpretazione nella quale ha dato libero sfogo all’improvvisazione sui motivi originali, trascinando il pubblico a tenere il tempo con il piede o con lo schioccare delle dita.
Il finale è un regalo funambolico dell’artista al pubblico: un medley bislacco, divertente, inimmaginabile se non fosse uscito come un’epifania dalla creativa improvvisazione di Bollani, aiutato da un pubblico malandrino che ha scelto di mettere insieme Grazie Roma di Venditti e La Gazza Ladra di Gioachino Rossini, A me me piace ‘o blues di Pino Daniele cantato come avrebbero potuto fare Enzo Jannacci e Paolo Conte e una improbabile El Merendero. (ANSA).

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