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Un duro alla Cpi, contro inefficienza e superpotenze

 (di Alberto Zanconato)

Dopo sei mesi di dure trattative che non hanno portato ad alcuna soluzione condivisa, la Corte penale internazionale ha scelto per la prima volta con voto segreto il suo nuovo procuratore. A spuntarla è stato il britannico Karim Khan, che eredita il difficile compito di rilanciare l’immagine di un organismo con la fama di carrozzone burocratico e inefficiente, sottoposto alle pressioni delle grandi potenze.

Khan, avvocato conosciuto a livello internazionale e con la fama di duro, in passato è stato tra l’altro difensore di Saif al-Islam Gheddafi e fino ad oggi dirigeva la commissione d’inchiesta dell’Onu sui crimini dell’Isis. A lui sono andati i voti di 72 dei 123 Paesi membri dell’organismo giudiziario con sede all’Aja. Staccato di molto quello che era dato come il più temibile rivale, l’irlandese Fergal Gaynor, che si è fermato a 42 voti. Lo spagnolo Carlos Castresana ha avuto 5 voti e 4 voti sono andati al candidato dell’Italia, il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi.

La votazione si è svolta in teleconferenza ed è stata organizzata presso le Nazioni Unite a New York, anche se la Cpi non ne fa parte. La Corte dell’Aja è competente per crimini contro l’umanità, crimini di guerra e genocidio. Ma dalla sua istituzione, nel 2002, ha emesso soltanto cinque sentenze di condanna.

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Un’indagine commissionata dai Paesi membri, lo scorso settembre, ha puntato il dito contro le pastoie burocratiche, i favoritismi nelle nomine e l’inefficienza della Corte. Ma gli scarsi risultati sono anche in gran parte il frutto delle pressioni politiche di Usa, Russia e Cina, che pure non ne fanno parte. Il caso più clamoroso è stato quello delle sanzioni varate dall’amministrazione americana di Donald Trump nei confronti della procuratrice gambiana Fatou Bensouda, che finora ha retto la carica, rea di aver scelto di investigare possibili crimini di guerra delle forze statunitensi in Afghanistan.

L’episodio è stata anche una prova del potere del procuratore nell’ambito della Corte. La Cpi, infatti, ha 18 giudici, ma è il capo dell’ufficio dell’accusa a decidere quali episodi siano degni d’inchiesta. Ciò spiega anche la lotta tra blocchi di Paesi sul nome da scegliere, che per la prima volta ha portato ad una votazione a scrutinio segreto. I due predecessori di Khan, la Bensouda e l’argentino Luis Moreno Ocampo, erano invece stati scelti per consenso. Ma Karim Khan, che comincerà il suo mandato di nove anni in giugno, promette di “dare nuova energia” alla Corte, per sanare le divisioni politiche che ne ostacolano l’operato.

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