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Proietti, riapro il Globe, niente stagione a metà

ROMA – “E’ un gesto di coraggio. C’è voluta la mia ‘tigna’, come si dice a Roma, soprattutto per non voler fare una stagione di monologhi, ma di spettacoli ‘veri’. Speriamo non sia una mandrakata, perché Mandrake era convinto di aver fatto una furbata, ma poi non gli andava mica bene”. Con la sua proverbiale ironia, cita uno dei suoi più grandi successi Gigi Proietti (ovvero “Febbre da cavallo”, a Roma un film cult), per raccontare l’avvio della nuova stagione estiva del Silvano Toti Globe Theatre, il palcoscenico shakespeariano nel cuore di Villa Borghese, che guida da 17 anni e che da tre è parte del Sistema di Teatro Pubblico Plurale, coordinato dal Teatro di Roma e promosso da Roma Capitale. E per il quale, fatto salvo un ritardo per i necessari lavori di manutenzione, nonostante la contingenza, Proietti non ha voluto alcuna “stagione a metà”, ma un cartellone di sette titoli, “tra spettacoli con un impegno produttivo maggiore e altri minore, ma sempre ricchi di contenuti”.

Il via, il 29 luglio con “Venere e Adone”, per la regia di Daniele Salvo, con Gianluigi Fogacci, Melania Giglio e Riccardo Parracini protagonisti. “Una vera curiosità – anticipa – dal poemetto che Shakespeare scrisse durante una pestilenza a Londra a fine ‘500. Chiusero tutti i teatri, anche il suo Globe, e lui scrisse questo, la Lucrezia e soprattutto il Re Lear”. “Uno sforzo da celebrare quello di Proietti – sottolinea il vicesindaco di Roma Capitale, con delega alla crescita culturale, Luca Bergamo -. In tutta Roma oggi c’è opera cantata, musica sinfonica, concerti rock, teatro, cinema. Non credo esista altra città al mondo, in questo momento, con tanta offerta. Merito – dice – del governo e della città che ha deciso di garantire tutte le risorse per le attività culturali, 110 milioni di euro, nonostante le grosse perdite” dovute all’emergenza. E Proietti, che il 2 novembre festeggerà 80 primavere (“ma non me lo ricordate”, dice lui) e a dicembre sarà al cinema con Marco Giallini in “Io sono Babbo Natale”, non si è guardato indietro, nonostante le rigidissime misure di sicurezza in scena e platea, con i posti a sedere falciati da 1200 a 400-450 a sera.

“Chiudere per una stagione un teatro come il Globe, che ha una sua fragilità – dice – mi sembrava come chiuderlo per sempre. Piuttosto, dovremmo prendere la palla al balzo e chiederci se il Teatro è qualcosa da continuare a fare. Da tempo auspico gli Stati Generali. Bisogna ripensare bene a cosa costano uno spettacolo e una tournée, rivedere i rapporti tra privato e istituzioni. Qui c’è qualche privato che dal ministero prende più soldi del pubblico. Ma io queste cose le dicevo anche prima del Covid”. Poi si torna alla stagione, che rientra nel programma di Romarama, e che riparte forte del record di oltre 61 mila spettatori nel 2019.

Dopo Venere e Adone, uno dopo l’altro fino a fine settembre, ecco il Sogno di una notte di mezza estate, appuntamento fisso per il Globe, nella versione dello scomparso Riccardo Cavallo; lo spettacolo Canzoni, con i più bei brani scritti per il palcoscenico da Germano Mazzocchetti, che firma insieme a Nicola Fano; le risate del trio Andreoli, Checcacci, Degl’Innocenti con Le opere complete di Shakespeare in 90 minuti; I due gentiluomini di Verona per Andrea Baracco con i giovani dell’Accademia Silvio D’Amico; Shakespeare Re di Napoli di Ruggero Cappuccio e la Dodicesima notte di Loredana Scaramella, cui si aggiunge il Mumart Short Festival e due appuntamenti per i bimbi. “L’importante è che chi può venire venga, tutte le misure saranno rispettate. Anche se un po’ mi viene da ridere – scherza Proietti -: in questo momento l’unico modo per abbracciarsi in scena è che un attore faccia goal”. E Proietti quando lo vedremo ancora in scena? “Me la prendo con calma – risponde lui -. Sono uno dei pochi che possono dire: dipende da me”.

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