Dieci piccoli indiani. Anzi poco piu’ di una ventina. Come in un thriller, cadono a uno a uno i veli su nomi e identita’ dei giocatori positivi al Coronavirus e assenti dalla ‘bolla’ di Orlando, in Florida, dove le 22 franchigie della Nba stanno preparando il finale di stagione-show a Disney World, tra dubbi e timori per il dilagare dell’epidemia in Florida.
Dopo i primi annunci, la Nba ha smesso di aggiungere alla notizia di altre positivita’ i nomi, appellandosi alla privacy.
Ora Eric Bledsoe, play dei Milwaukee Bucks che guidavano l’Eastern Conference prima del lockdown, a uscire allo scoperto.
“Ho il Coronavirus – ha detto a Yahoo Sports il 21enne cestista – ma sto bene. Non sono a Orlando, e spero di arrivarci presto”.
L’ultima notazione fa riferimento al mistero che anche i team osservano rispetto alla loro presenza.
Nelle conferenze i coach rimangono molto generici, perche’ non c’e’ ufficialita’ sul roster dei giocatori presenti. “Sono asintomatico e sto bene. Non appena potrò rispettare le regole imposte dal protocollo NBA, non vedo l’ora di unirmi alla squadra a Orlando”, ha aggiunto Bledsoe, raccontando il paradosso dell’NBA piuttosto che la sua storia personale
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