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Unione Europea

Patto di stabilità: accordo dopo 15 ore di negoziati. Piani nazionali entro il 20 settembre

++ Accordo tra istituzioni Ue su riforma Patto di stabilità ++ 
Dopo un negoziato di oltre 15 ore 
BRUXELLES 
(ANSA) – BRUXELLES, 10 FEB – Dopo una trattativa di oltre 15 ore, nella notte tra venerdì 9 e sabato 10 febbraio i negoziatori del Parlamento europeo e del Consiglio Ue hanno raggiunto un accordo sulla riforma del Patto di stabilità. Entro il 20 settembre 2024 gli Stati Ue dovranno presentare i primi piani nazionali che delineano spese, riforme e investimenti sulla base della riforma del Patto di stabilità, emerge dai risultati dei negoziati.

Le nuove norme del Patto di stabilità obbligheranno gli Stati a garantire che i piani spieghino gli investimenti nelle aree prioritarie dell’Ue quali transizione climatica e digitale, sicurezza energetica e difesa. Gli investimenti già intrapresi in questi settori devono essere presi in considerazione dalla Commissione quando redige la sua relazione sulle deviazioni di uno Stato membro dal suo percorso di spesa, dandogli così più spazio per giustificare le voci di spesa e non essere sottoposto a una procedura per disavanzo eccessivo. Inoltre, la spesa nazionale per il cofinanziamento dei programmi finanziati dall’Ue sarà esclusa dalla spesa del governo, creando maggiori incentivi agli investimenti. I piani dovranno inoltre fornire informazioni sulle esigenze di investimenti pubblici, vale a dire dove esistono lacune negli investimenti.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dato il suo benvenuto all’accordo politico “sull’ambiziosa riforma della governance economica”. Le nuove regole, ha osservato von der Leyen su X permetteranno ai Paesi dell’Ue “di investire nel loro rafforzamento e allo stesso tempo di consolidare le loro finanze pubbliche”. Questo è la nostra strada comune per la crescita” e per un’economia europea “competitiva e giusta”.

L’accordo, ha scritto sulla stessa piattaforma la presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola, servirà “per un’efficace governance economica dà forza alla prossima generazione e dimostra la nostra determinazione ad andare avanti in maniera equilibrata, offrire credibilità ai mercati e investire nel futuro”.

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Agli Stati arriveranno entro il 21 giugno “le traiettorie tecniche” della Commissione europea: sono gli obiettivi di aggiustamento dei conti pubblici a medio termine previsti dalle nuove regole del Patto di stabilità. I Paesi dovranno poi trasmettere entro il 20 settembre i piani pluriennali di spesa: significa che i piani saranno consegnati alla futura Commissione visto che le attese sono che la composizione del nuovo esecutivo comunitario dovrebbe arrivare al voto nella plenaria del Parlamento europeo del 16-19 settembre.

Rispetto all’impatto che potrà avere l’aggiustamento per deficit eccessivo nel negoziato con il Consiglio Ue, il Parlamento europeo ha ottenuto che sulle traiettorie tecniche gli Stati potranno chiedere e avviare un dialogo con la Commissione chiedendolo un mese prima rispetto alla data della comunicazione da parte dell’esecutivo comunitario. Tra gli elementi distintivi di quanto ottenuto dal Parlamento nel negoziato che ha portato all’accordo, figura anche una formulazione precisa rispetto alla possibilità di considerare il cofinanziamento nazionale dei fondi europei: è un modo per introdurre una valutazione politica sulle priorità strategiche europee.

Similmente la politica trova spazio rispetto alle regole inizialmente fissate dai 27 nei criteri per chiedere l’estensione dei piani di spesa tra 4 fino a 7 anni: nella posizione negoziale del Consiglio erano elencati sei condizioni per poterla richiedere, mentre nell’intesa finale i criteri per l’estensione sono indicati “di regola”, aprendo a ulteriori margini di valutazione. Nel complesso il negoziato del Parlamento ha ottenuto lo scorporo del cofinanziamento nazionale dei fondi europei dal conteggio della spesa, un richiamo alla “dimensione sociale” delle regole di bilancio, un più esplicito scomputo della disoccupazione dalla spesa (in realtà già definita dal Consiglio come spesa ‘netta’ e senza misure una tantum, con spese per gli interessi e disoccupazione).

L’elemento più caratterizzante sugli investimenti sull’intesa negoziata è poi il richiamo degli Stati a spiegare come saranno indirizzati a raggiungere le priorità europee nella transizione climatica e digitale, la sicurezza energetica e la difesa, prevedendo esplicitamente che i report eventuali della Commissione sulle procedure per deficit ne tengano conto consentendo agli Stati di potersi ‘difendere’ per non venir posti in procedura per disavanzo. Anche in questo caso il Parlamento ha ottenuto che sugli automatismi numerici intervenga un confronto politico sulle priorità europee.

L’intesa “è una buona notizia per l’economia europea e chiude un lungo percorso per ridisegnare le regole di bilancio”, ha detto il commissario europeo all’economia, Paolo Gentiloni, in una nota in cui sottolinea positivamente, in particolare, il fatto che l’intesa finale rafforza il ruolo degli investimenti pubblici e la dimensione sociale del contesto in cui applicare le nuove regole.

Rispetto alla proposta di riforma avanzata dalla Commissione, osserva Gentiloni, i testi che fissano le nuove regole e su cui è stato trovato l’accordo sono “diversi e più complessi”. Ma conservano comunque, rileva il commissario, elementi chiave come una pianificazione a medio-lungo termine, un maggiore coinvolgimento dei Paesi con le loro specificità all’interno di un quadro di regole comuni, una gradualità maggiore delle correzioni fiscali legata agli impegni che saranno presi sui fronti degli investimenti e delle riforme. Gentiloni pone in particolare l’accento sul fatto che il compromesso raggiunto contiene miglioramenti rispetto al testo adottato in precedenza dal Consiglio, soprattutto per “l’ulteriore protezione degli investimenti pubblici e il rafforzamento della dimensione sociale” della riforma.

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