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Unione Europea

Lollobrigida, “su carne coltivata Italia è all’avanguardia”

BRUXELLES – Sulla carne coltivata “abbiamo votato in Italia la legge, siamo la prima nazione al mondo che non vieta la ricerca ma applica il principio di precauzione, vietando una commercializzazione e produzione di qualcosa di cui sappiamo ancora molto poco”. Lo ha detto il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, sottolineando che sul dossier “l’Italia non solo non era isolata ma è in grado di essere avanguardia rispetto alla protezione delle nostre filiere e della qualità”. Inoltre, “lasciamo che i cittadini europei in una consultazione pubblica ci dicano cosa ne pensano”, ha aggiunto.

“Crediamo che la Pac vada sviluppata con risorse maggiori in futuro. Garantire la produttività insieme alla sostenibilità ambientale è d’obbligo, ma” con “un ordine inverso perché al momento, nel tentativo di guardare all’ambiente solamente in Europa, si è persa di vista invece la necessità di garantire il primo tutore dell’ambiente, che per noi resta l’agricoltore”, ha detto Lollobrigida ai cronisti. “Il nostro auspicio è che il ripensamento” della Pac “sia complessivo, tenendo conto degli errori” compiuti “da politiche ideologiche”, ha sottolineato.

“Credo che sia giunto il tempo di analizzare gli esiti delle politiche poste in essere dall’Ue, valutandoli pragmaticamente – ha osservato il ministro -. Il censimento agricolo e gli stessi dati diffusi dall’Ue calcolano oggi 9 milioni di aziende agricole” in Europa” e “negli ultimi dieci anni le aziende agricole sono diminuite del 24% mediamente, in Italia del 30%. Un altro dato rilevante è che tra il 2021-2022, dati Eurostat, abbiamo avuto una crescita dei costi di produzione del 22% e solo del 15% del valore, che peraltro si scarica sui consumatori finali”. “Questi dati, insieme agli esiti della pandemia e dei conflitti che stiamo subendo, costringono tutti noi ad aprire una riflessione sulla centralità del settore agroalimentare, della necessità dell’Europa di elaborare politiche che sviluppino una sovranità alimentare e un’autosufficienza potenziale che ci permettano di affrontare anche crisi contingenti”, ha sottolineato ancora Lollobrigida, evidenziando che “le grandi agitazioni da parte degli agricoltori in tutta Europa probabilmente derivano dalla mancanza di consapevolezza di quello che può essere il lavoro di rafforzamento nell’ambito dell’Ue di politiche tese a garantire il giusto reddito per gli agricoltori permettendo il ricambio generazionale che tutti auspichiamo, ma che si realizza esclusivamente se si punta anche a garantire la sopravvivenza del settore”. “Le zone che vengono abbandonate dagli agricoltori sono le aree interne, sono le zone più deboli, sono quelle che portano a un decremento e spopolamento di interi territori con una serie di criticità che incidono sull’ambiente – ha spiegato il ministro -. Quelli che hanno sostenuto fino ad oggi che dove c’è un agricoltore c’è un problema per l’ambiente, hanno sbagliato prospettiva, dove non c’è agricoltura non c’è tutela dell’ambiente. Non è difficile valutare anche gli esiti del cambio climatico e i danni collaterali che emergono in maniera dirompente proprio dove manca l’agricoltura”.

Il divieto di meat sounding, ovvero di associare i termini legati alla carne ad alimenti vegetali, come nel caso di ‘hamburger vegetali’, “non incide sull’intera legge” sulla carne coltivata, “ma sul singolo articolo e quindi discuteremo anche di questo. Se da questo punto di vista fosse un problema, potremmo fare una valutazione”, ha aggiunto il ministro, in un punto stampa a Bruxelles rispondendo a una domanda sulla richiesta di Unionfood, l’associazione di rappresentanza dell’alimentare italiano guidata da Paolo Barilla, di cancellare il cosiddetto ’emendamento Centinaio’ sul divieto in questione. “Ho visto Paolo Barilla pochi giorni fa, in una splendida conferenza che abbiamo fatto insieme. C’è una collaborazione costante”, ha sottolineato Lollobrigida. “Io mi chiedo sempre per noi italiani che abbiamo una lingua con tanti vocaboli, con tanti modi di esprimersi, perché uno che vuole mangiare verdura la debba chiamare bistecca, pezzo di bue, oppure hamburger”, ha osservato, indicando che quello “di carattere linguistico è l’ultimo dei problemi”. “Mi sono posto questa domanda in termini culturali: uno orgogliosamente vegetariano non vedo perché debba legare il suo consumo a qualcosa che richiama la carne”, ha aggiunto il ministro.

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