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Israele in guerra per tutto il 2024 ma riduce le truppe

 Israele continuerà a combattere a Gaza per tutto il 2024, e per questo sarà necessario un cambiamento operativo. Il piano prevede una prima smobilitazione dal nord della Striscia per far rifiatare le truppe, soprattutto i riservisti, che tra l’altro servono anche in patria per sostenere l’economia. E’ la fase tre del conflitto, che dopo i bombardamenti e la massiccia invasione di terra punta ad azioni chirurgiche contro gli obiettivi di Hamas. Una strategia su cui premono gli Stati Uniti, che nei prossimi giorni invieranno Antony Blinken in una nuova missione in Medio Oriente per tenere vivo il dialogo regionale. Gli sforzi diplomatici del resto appaiono quanto mai necessari in un fase in cui la guerra rischia giorno dopo giorno di allargarsi. Come dimostra l’escalation nel Mar Rosso, dove proprio gli americani hanno affondato tre imbarcazioni degli Houthi, per proteggere i mercantili occidentali.

L’ultima conferenza stampa dell’anno delle forze armate in Israele si è chiusa con un annuncio significativo. “Gli obiettivi della guerra – ha spiegato il portavoce Daniel Hagari – comportano combattimenti prolungati e noi ci organizziamo adeguatamente. Dobbiamo gestire la distribuzione delle forze”.
In questo quadro, è la novità, “unità di riservisti torneranno a casa questa settimana” perché “avremo ancora bisogno di loro nel 2024”. L’uscita graduale dal settore nord della Striscia è già partita e riguarderà cinque brigate (due di riservisti). Al sud invece l’offensiva si intensifica, in particolare a Khan Yunis, Deir el-Balah e Bani Suheila. A Rafah ci sono notizie di un imminente ingresso nell’Asse Filadelfia, al confine con l’Egitto.

La terza fase della guerra durerà “almeno sei mesi”, ha riferito ai media un funzionario israeliano. La prima è stata quella di intensi raid per liberare le vie di accesso alle forze di terra e spingere i civili a evacuare. La seconda, l’invasione iniziata il 27 ottobre. E adesso che i carri armati e i soldati hanno ormai invaso gran parte della Striscia, si può passare ad azioni limitate. Le truppe che abbandonano il fronte potrebbero anche essere reimpiegate al confine con Libano, dove prosegue lo scontro con Hezbollah.
L’opzione di un conflitto a bassa intensità e iper-localizzato è quella preferita dall’amministrazione Biden, che da tempo preme su Netanyahu per l’abbandono di attacchi su larga scala di cui hanno fatto le spese migliaia di civili (i morti a Gaza ormai sarebbero 22mila). Ed è verosimile che un ulteriore invito in questo senso sarà rivolto da Blinken. Il segretario di Stato, secondo Axios, è atteso nella regione nei prossimi giorni con tappe in Israele, Cisgiordania, Giordania, Arabia Saudita, Emirati e Qatar. Alla ricerca di una soluzione politica alla crisi. Nel frattempo i mediatori tengono aperto il dialogo tra le parti per nuovi scambi di prigionieri.

In attesa di una qualche svolta diplomatica, le notizie sono soprattutto quelle dal terreno. Hamas ha voluto celebrare l’inizio del 2024 con lanci di razzi verso diverse città israeliane. Almeno 27, secondo la radio militare, diretti anche verso il sud di Tel Aviv. Nel sud della Striscia l’esercito ha ucciso un comandante militare di primo piano di Hamas: Adel Masmah, che il 7 ottobre avrebbe guidato di persona la cruenta incursione nel kibbutz Kissufim.

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Oltre a Gaza e al fronte libanese, continua a salire la tensione nel Mar Rosso. Gli Stati Uniti, che nelle scorse settimane avevano lanciato una coalizione internazionale per difendere i cargo e le petroliere dagli attacchi degli Houthi, hanno affondato tre imbarcazioni dei ribelli yemeniti, accusati di aver preso di mira una portacontainer. Dieci miliziani sono rimasti uccisi. Anche il governo britannico si è detto pronto ad intraprendere “un’azione diretta” contro il gruppo armato alleato dell’Iran. Lungo questa rotta strategica per il commercio mondiale è un pericoloso affollarsi di navi militari, perché anche Teheran ha deciso di inviare un cacciatorpediniere.

Nello stesso giorno in cui un portavoce degli Houthi è stato ricevuto dal ministro degli esteri iraniano, che lo ha elogiato per il “forte sostegno ai palestinesi” contro Israele. La repubblica islamica, inoltre, ritiene che gli Usa non abbiano “la competenza per svolgere un ruolo nella risoluzione della questione palestinese, perché sono parte del conflitto”.

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