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La Polonia volta pagina, al via l’era europeista di Tusk

La Polonia chiude una lunga stagione politica all’insegna del nazionalismo per abbracciare una svolta europeista. Il premier uscente conservatore Mateusz Morawiecki, come previsto, non ha ottenuto i numeri in parlamento per formare un nuovo governo, nonostante il primo posto ottenuto dal suo partito, i populisti del Pis, alle elezioni di ottobre. A guidare questa nuova fase ci sarà il leader della coalizione pro-Ue Donald Tusk, che si riprenderà la scena a Varsavia dopo la sua precedente esperienza a capo dell’esecutivo, dal 2007 al 2014. Il suo insediamento avverrà in tempo per partecipare al Consiglio europeo di giovedì e venerdì. Alla camera bassa di Varsavia non ci sono state sorprese. Morawiecki, dopo aver ottenuto l’incarico dal presidente della Repubblica Andrzej Duda (suo collega di partito al Pis), si è presentato in aula per esporre il suo programma di governo.

Accusando l’opposizione di agire “in favore di Paesi stranieri”, come la Germania. Ma la fiducia non è arrivata: 266 voti contrari e 190 a favore. La maggioranza venuta fuori dalle urne, composta dai centristi della Coalizione civica, da Terza Via e dalla Sinistra, ha scelto Tusk. Domani ci sarà il suo discorso programmatico, mercoledì l’insediamento. L’indomani volerà a Bruxelles per il vertice Ue. Ripristinare un rapporto virtuoso con le istituzioni europee sarà proprio una delle sfide principali di Tusk, che è stato presidente del Consiglio Ue nella precedente legislatura. Gli ultimi otto anni della Polonia a guida dei conservatori sono stati caratterizzati da scontri con Bruxelles su questioni come i diritti Lgbt e sulle controverse riforme della giustizia, che hanno portato al congelamento di miliardi di euro di fondi comunitari. “Stiamo lavorando su un pacchetto di modifiche per ripristinare lo stato di diritto”, è stata la promessa di Tusk. Che sarà una figura “preziosa per forgiare una Ue più forte”, ha sottolineato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen salutando la sua nomina.

Il compito del nuovo capo del governo polacco non sarà comunque facile. Il Pis di Morawiecki, è il parere di diversi analisti, ha tessuto una “ragnatela” attorno allo Stato, tanto più solida in quanto il mandato presidenziale di Duda terminerà solo nel 2025. Perché il capo dello Stato ha un potere di veto sulle leggi adottate dal Parlamento. La destra ha poi nominato suoi rappresentanti alla guida di diverse istituzioni, con mandati spesso irrevocabili, magistrati presso la procura nazionale e circa 150 nuovi giudici. Tra gli organismi più contestati dai critici, con l’accusa di essere eterodiretta dal Pis, c’è la Corte costituzionale. Che proprio nel giorno dell’investitura di Tusk ha bocciato le multe inflitte dall’Ue perché “contrarie alla legge fondamentale del Paese”.

Quanto ai dossier di politica estera, per la Polonia resterà prioritaria l’Ucraina. Con il nuovo corso europeista non si prevedono cambi di linea perché Varsavia dovrebbe restare in prima linea tra gli alleati Nato al fianco di Kiev contro l’invasione russa. Non a caso, Volodymyr Zelensky si è subito congratulato con il suo prossimo interlocutore. Allo stesso tempo, Tusk sarà chiamato a gestire l’insofferenza degli autotrasportatori polacchi, che reclamano una stretta alla frontiera per i loro concorrenti ucraini. Una dinamica conflittuale che si era già manifestata per le esportazioni di grano.

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