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Cop28, nella nuova bozza salta l’uscita dai fossili

Se l’accordo finale alla Conferenza mondiale sul clima deve essere “storico” l’ultima bozza preparata dal presidente della Cop28, Sultan Al Jaber, non sembra confezionata per questo risultato, da lui stesso invocato. E infatti sono molti gli scontenti soprattutto perché manca l’uscita dai combustibili fossili (citati per la prima volta in un testo negoziale). “Questa è la mia proposta, ora fate voi, la mia porta è aperta”, ha detto quindi Al Jaber ai delegati dei 197 Paesi più l’Ue, riuniti a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, dal 30 novembre e chiamati domani (all’ottavo anniversario dell’Accordo di Parigi) a votare il testo finale all’unanimità. Sarà difficile rispettare la scadenza. I negoziati quindi dovrebbero proseguire nonostante il presidente abbia più volte detto che avrebbe voluto chiudere domani con un accordo che segni la svolta. “Il fallimento non è un’opzione”, aveva detto ieri Al Jaber. Presidente al centro delle polemiche per il suo ruolo di A.d nella società petrolifera di Stato.

Nel contempo, però, guida anche una importante impresa di rinnovabili. Il nodo cruciale delle 21 pagine del documento ‘Global stocktake’ – il bilancio di quanto fatto finora per attuare l’Accordo di Parigi in cui sono contenuti tutti i temi dello storico accordo del 2015 e gli impegni per frenare il riscaldamento globale a +1,5 gradi centigradi entro fine secolo – è al punto 39 di pagina 5 e riguarda appunto petrolio, carbone e gas. Che prodotti dalle attività umane, secondo la scienza, sono all’origine dei cambiamenti climatici e dei disastri meteorologici che minacciano ormai mezzo mondo e per questo andrebbero eliminati, come chiedono tante piccole isole e Paesi poveri sostenuti da alcune super potenze, dagli Usa all’Ue. Anche perché siamo già proiettati verso un aumento di 3 gradi entro fine secolo. In serata, si è appreso, l’Ue (il commissario al clima Hoekstra insieme alla vice presidente della Spagna, Paese che ha la presidenza di turno dell’Ue, Ribera) con rappresentanti dell’Alleanza delle piccole isole-Stato (Aosis) si sono riuniti per preparare una bozza ‘corretta’, da sottoporre domani alla presidenza. La Repubblica delle Isole Marshall che fa parte della Aosis, “non è venuta qui per firmare la propria condanna a morte. Siamo venuti qui per lottare per +1,5 gradi e per l’unico modo per realizzarlo: l’uscita dei combustibili fossili” ha detto John Silk, ministro delle Risorse naturali della piccola isola-Stato dopo aver visto la bozza. Per Ribera “la scienza è la strada maestra, con l’obiettivo 1,5 gradi e phaseout”.

Respinto come “deludente” il testo anche da Hoekstra e dalla Germania. “Si può e si deve fare di più – ha detto il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energica, Gilberto Pichetto – Stiamo lavorando con i partner europei per migliorare la proposta della presidenza emiratina”. Gli Usa (i secondi grandi inquinatori al mondo) chiedono di rafforzare il testo, anche sui combustibili fossili e si dicono “ansiosi di lavorare con le altre parti per garantire un risultato forte per questa Cop”. Dalla Cina (primo inquinatore al mondo) ancora nessuna reazione ma il recente patto con gli Stati Uniti sul clima non dovrebbe riservare sorprese. A fare resistenza, anche se oggi da questo fronte non c’è stata una sola dichiarazione di commento alla bozza, sono in prima fila l’Arabia Saudita, primo esportatore di petrolio al mondo, e altri paesi membri o alleati dell’Opec, dall’Iran all’Iraq, al Kuwait, alla Russia che si oppongono fermamente all’eliminazione delle fonti fossili. E saranno rimasti sorpresi nel non vedere più in questa bozza il phaseout che era contemplato in un testo precedente. Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha esortato in mattinata le Parti “a un compromesso e alla flessibilità per la soluzione”, ma evidentemente le posizioni sono ancora troppo distanti.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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