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Unione Europea

Borrell, ‘criticare governo di Israele non è antisemitismo’ 

STRASBURGO, 22 NOV – “Dovrebbe essere possibile riconoscere il diritto di autodifesa di Israele e al contempo dirsi indignati per quello che sta accadendo a Gaza. Dovrebbe essere possibile criticare la politica del governo israeliano senza per questo essere accusati di odiare gli ebrei. Dobbiamo superare le emozioni. Certo il volto cattivo dell’antisemitismo non aiuta la causa palestinese”. Lo ha detto l’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell intervenendo alla plenaria dell’Eurocamera. “Ospedali, scuole, moschee, sono tutti siti protetti. E se ci sono dubbi sul fatto questi siti siano usati per altri fini allora chi attacca deve comunque fornire delle prove e aspettare che questi siti siano evacuati”, ha continuato Borrell citando quanto spiegato dal procuratore della Corte Penale Internazionale dopo il suo viaggio a Rafah. “L’Ue è molto preoccupata anche degli attacchi dei coloni in Cisgiordania, che continuano ad aumentare”, ha spiegato ancora l’Alto Rappresentante.

“L’unica soluzione è far coesistere, in due Stati, due popolazioni che vivono da oltre 100 anni” in quell’area. “Noi europei ci impegniamo per superare il dolore che gli avvenimenti del 7 ottobre hanno causato. Questa può essere un’opportunità per costruire la pace. A Gaza deve esserci un’autorità palestinese, gli stati arabi devono impegnarsi ma questa è una soluzione che deve contenere un accordo che permetta di far convivere due popolazioni sullo stesso territorio”, ha detto Borrell. “Accogliamo con favore l’accordo di questa notte e collaboreremo con i nostri partner affinché si massimizzi la pausa umanitaria”, ha aggiunto dal canto suo il commissario alle Crisi Janez Lenarcic.

Concludendo, l’Alto Rappresentante in sede di replica durante la plenaria ha detto, “è difficile trovare un equilibrio quando nessuno pensa al domani. Ma un domani ci sarà e quando ci sarà l’Ue dovrà essere capace di costruire qualcosa in più, non solo nel campo umanitario, ma anche con un impegno politico affinché questo aiuto umanitario non sia utilizzato per curare le ferite e basta. Serve l’impegno politico”.

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