BELGRADO – La Serbia afferma di aver riportato “alla normalità” il livello delle sue truppe al confine con il Kosovo. L’esercito serbo ha ridotto “alla normalità” il numero dei suoi soldati lungo il confine con il Kosovo, ha assicurato oggi il capo di stato maggiore delle forze armate Milan Mojsilovic, tre giorni dopo l’avvertimento di Washington contro un “imponente dispiegamento militare”. “Il regime operativo delle unità (…) nella zona di sicurezza” lungo la “linea amministrativa con il Kosovo è tornato alla normalità”, ha dichiarato il generale Mojsilovic in una dichiarazione alla stampa a Belgrado, precisando che il numero dei soldati è stato ridotto da 8.350 a 4.500, una settimana dopo le ultime violenze nel nord del Kosovo.
L’Ue aveva nuovamente intimato il ritiro di “tutte le forze” schierate da Belgrado. “Stiamo discutendo con i partner e gli alleati l’attuale situazione nel nord del Kosovo e dintorni”, ha spiegato nel corso del briefing quotidiano alla stampa Peter Stano, portavoce dell’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell, evidenziando come la priorità sia “una de-escalation e una stabilizzazione della situazione di sicurezza”.
“Abbiamo notato – ha aggiunto – il rafforzamento militare serbo presso la linea amministrativa di confine, che è molto preoccupante e deve cessare immediatamente. Non c’è posto per armi e forze di sicurezza accumulate nel continente europeo. Tutte le forze devono ritirarsi”. Stano ha quindi aggiungo che l’Ue è “in stretto contatto con gli Stati Uniti e con altri partner che svolgono un ruolo importante”, definendo “molto preoccupanti” sia l’attacco terroristico nel nord del Kosovo, che ha provocato l’uccisione di un poliziotto kosovaro, sia “la scoperta di un arsenale di armi nel nord del Kosovo“.