13 organizzazioni della società
civile tunisina e internazionale hanno lanciato in una nota
congiunta l’allarme sulla situazione di migliaia di persone che
arrivano in Tunisia provenienti da paesi in conflitto e oggetto
di flagranti violazioni dei diritti umani, tra cui Sudan,
Etiopia, Somalia, Ciad, Eritrea e Niger.
“Dal 5 luglio 2023, a Beb Jebli, nel centro di Sfax e in
alcuni luoghi della città, si sta sviluppando una situazione
tragica. Circa 500 persone, tra cui donne e bambini, si sono
radunate a Beb Jebli, la piazza centrale della città di Sfax”
sottolineano le organizzazioni firmatarie, aggiungendo che
“questo luogo, dove sono presenti rifugiati, richiedenti asilo e
migranti, è teatro di un aumento della violenza” . Le
organizzazioni firmatarie ricordano che dall’inizio di luglio
centinaia di persone sono state espulse e cacciate dalle loro
case, messe sulla strada e deportate alle frontiere con
l’Algeria e la Libia dalle autorità. “Molte di queste persone
sono poi riuscite a ritornare a Sfax dove vivono in una
situazione sanitaria precaria e in condizioni di vita
spaventose, senza un tetto, senza accesso ad acqua e cibo”, si
legge nel comunicato.
L’8 luglio, il presidente Kais Saied ha incaricato la
Mezzaluna Rossa tunisina (Crt) di coordinarsi con le
associazioni umanitarie per fornire assistenza alle persone.
Le organizzazioni firmatarie chiedono un accesso più facile
per le organizzazioni umanitarie affinché possano intervenire
urgentemente e superare gli ostacoli amministrativi. Esortano
inoltre il governo tunisino a trovare soluzioni di emergenza e
durature il più rapidamente possibile, rispettando i diritti e
la dignità delle persone in movimento. Queste Ong denunciano
infine l’incitamento all’odio, la discriminazione e la violenza
contro le persone in movimento, anche per mano delle forze
dell’ordine esprimento il loro pieno e incrollabile sostegno a
tutti i rifugiati, richiedenti asilo e migranti con le loro
legittime richieste”. (ANSA)
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