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Team italiano in Marocco, in alcune zone nessun soccorso. Sale il bilancio delle vittime, 2.681

 “Abbiamo raggiunto località dove non sono arrivati i soccorsi, ci sono ancora morti sotto le macerie e gente che tenta da sola di tirarli fuori. Qui le persone sono prive di qualsiasi assistenza e non era arrivato nessuno, quando ci hanno visti si sono gettati sulle nostre macchine. Siamo qui in forma privata non c’entra niente lo stato italiano”.

È quanto afferma Cicchetti Marchegiani, presidente del Raggruppamento operativo emergenze (Roe), colonna mobile di Protezione civile, partito da Roma e ora in Marocco con il un team di quattro persone. La squadra scouting del Roe ha raggiunto le località più colpite alle pendici della catena montuosa principale del Marocco e si trova ad Adassil, per poi andare a Imindounit.I

Il bilancio delle vittime del violento terremoto che ha colpito il Marocco venerdì notte è aumentato a quota 2.681: lo scrive il media marocchino Medias24, che cita il ministero dell’Interno. I feriti, aggiunge, sono almeno 2.476. Secondo il nuovo bilancio ufficiale, tra le aree più colpite ci sono le province di Al Haouz con 1.452 vittime, Taroudant con 764 e Chichaoua con 202. Seguono le province di Ouarzazate con 38 morti, Marrakech (18), Azilal (11) e la prefettura di Agadir (5). Nella Grande Casablanca si contano 3 vittime. Si segnalano decessi anche nelle province di Youssofia e Tinghir.

Turisti italiani sull’Atlante, ‘stiamo provando a scendere’

“Stiamo provando a scendere piano piano… Però c’è un’altra frana”. E’ quanto racconta all’ANSA la turista italiana che con la sua famiglia da due giorni è bloccata sul Tizi n’ Test, un passo montano dell’Atlante, in Marocco, isolato da una doppia frana in entrambe le direzioni. Nel pomeriggio di sabato erano arrivate le ruspe per cercare di liberare la strada e consentire il passaggio delle auto. Fino a ieri nel tardo pomeriggio la turista – originaria del Grossetano e nel paese nordafricano con marito e figlio adolescente – riferiva di lavori in corso per sgomberare la carreggiata, ma senza un orizzonte di tempo chiaro sulla fine dei lavori.

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Un’esperta francese: ‘Il Marotto reticente sugli aiuti per orgoglio’

Quando uno Stato è vittima di una catastrofe, spetta allo Stato stesso chiedere eventuali aiuti. E’ una questione di sovranità. Non spetta ai soccorsi internazionali precipitarsi in un Paese, a meno che non sia in stato di fallimento, come ad Haiti nel 2010″: lo spiega, in un’intervista a Le Monde, Sylvie Brunel, ex direttrice dell’associazione umanitaria Action contre la faim, geografa alla Sorbona e specialista di Africa e questioni di sviluppo e carestie. “Re Mohamed VI – continua l’esperta – vuole mantenere l’autorità sul Paese. E’ anche una forma di orgoglio nazionale. Mettetevi al posto del Marocco. In caso di catastrofe naturale in Francia, immaginate ong marocchine o americane che si precipitano? L’aiuto umanitario internazionale va sempre dai Paesi sviluppati in direzione dei non sviluppati. In quanto Paese emergente, che vuole essere interlocutore dell’Europa ed aspira a uno status di potenza regionale, Rabat vuole dimostrare che è sovrana, capace di pilotare i soccorsi e non comportarsi come un Paese povero devastato che tutti vanno pietosamente a soccorrere”.

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