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Unione Europea

Sette Paesi europei spingono sulla necessità di “decidere a maggioranza la politica estera dell’Ue”

BRUXELLES – “La stragrande maggioranza delle decisioni di politica estera Ue richiede l’unanimità cosa che in alcuni casi, può rallentare la nostra capacità di agire. Questo è la ragione per cui ora sosteniamo un maggiore utilizzo del voto a maggioranza qualificata per le scelte di politica estera e di sicurezza comune dell’Unione europea”. Così i ministri degli esteri di Germania, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Romania, Slovenia e Spagna in un editoriale congiunto pubblicato lunedì mattina da Politico.

Nel testo l’alleanza di ministri spiega di “voler andare oltre le vecchie linee di demarcazione tra coloro che sono a favore di un processo decisionale più maggioritario e coloro che vi si oppongono”. La proposta infatti non include “alcune modifiche ai trattati né prevede un lungo dibattito accademico”, ma suggerisce alcune modifiche della prassi decisionale come “un maggiore uso delle cosiddette astensioni costruttive, come previsto dall’articolo 31, paragrafo 1, dei trattati”, spiegano Annalena Baerbock, Hadja Lahbib, Jean Asselborn, Wopke Hoekstra, Bogdan Aurescu, Tanja Fajon e José Manuel Albares Bueno dalle colonne della publbicazione di proprietà del gruppo tedesco Axel Springer.

“Comprendiamo che alcuni partner dell’Ue nutrono preoccupazioni sull’utilizzo del voto a maggioranza qualificata nella politica estera dell’Ue e prendiamo sul serio queste preoccupazioni: per noi, la ricerca del consenso è, e rimarrà, al centro del nostro Dna europeo, un modo per vedere il mondo da un’angolazione diversa”, rassicurano infine i ministri.

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