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‘La neve di Mariupol’, le donne al centro della guerra nel libro di Monica Perosino

Una guerra di sudore, fatica, paura, fango, fuga, che ha l’odore della benzina nelle taniche e delle sigarette all’anguria, dei panni sporchi e delle trincee scavate nella fertile terra nera ora imbevuta di sangue. E, al centro, un mondo in prevalenza femminile. Fatto di volontarie, profughe, fotografe, contadine che offrono rifugio e ristoro, e intellettuali che sotto le bombe vivono anche la lacerazione della cultura nella quale si erano formate. A raccontarlo ne ‘La Neve di Mariupol’ (uscito il 24 febbraio per Paesi Edizioni – pp. 192, €16 ) è l’inviata de La Stampa Monica Perosino, che in un libro a metà tra romanzo e verità riporta le donne sulla ribalta della Storia che si apre nel triste proscenio del conflitto in Ucraina.

Giornalista e inviata di guerra, al suo esordio come scrittrice, Perosino documenta direttamente dal fronte l’invasione russa attraverso la discesa agli inferi di una donna che questa guerra se la carica sulle spalle, la vive spalmata sulla sua pelle, la assorbe, la respira, la mangia, la fuma. Quella scatenata da Putin, infatti, è anche una guerra che ha il volto di donna, e sono principalmente loro le protagoniste delle pagine del romanzo. Ci sono le vittime degli stupri dei soldati russi incontrate sul terreno e raccontate con dolore e delicatezza, così come le determinate attiviste che imparano a fare le bottiglie molotov mentre riscoprono con fierezza l’identità della loro nazione. E mentre gli uomini sono al fronte, a scrivere alle loro amate lettere che potevano essere state composte in una trincea del 1914 o del 1941, sono ancora le donne a prendere in mano le redini del Paese, come è sempre stato nelle guerre dalla notte dei tempi.

Una guerra che, avverte nel prologo la giornalista e traduttrice russa con cittadinanza italiana Anna Zafesova, è “scoppiata anche perché l’Europa della pace e della giustizia per molto tempo ha preferito guardare altrove, trasformando la sua Unione da sogno universale in torre d’avorio”.

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