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Unione Europea

Il comitato “3 ottobre” chiede banca dati europea per l’identificazione dei migranti morti in mare

AGRIGENTO – A poco più di dieci giorni dal tragico naufragio di Steccato di Cutro, il comitato nato dopo il naufragio delle 368 vittime migranti avvenuto il 3 ottobre 2013, ha portato “dinanzi al Parlamento europeo la battaglia per l’identificazione delle vittime dei naufragi”.

“A oggi, infatti, non c’è un sistema integrato per il conteggio delle morti e molti di coloro che hanno perso la vita in mare non verranno mai portati a riva o se ci arriveranno probabilmente saranno depositati senza nome e senza funerale in un cimitero in Italia o in Grecia”, ha aggiunto Tareke Brhane, presidente del comitato. L’eritreo ha sottolineato l’urgenza di “creare una banca dati europea del Dna e avviare un progetto di collaborazione affinché venga riconosciuto il diritto all’Identificazione delle migliaia di cadaveri tumulati senza nome nei cimiteri”.

“Sarà emozionante vedere gli stessi studenti che lo scorso ottobre erano a Lampedusa nuovamente insieme a Bruxelles, al Parlamento europeo: come ‘Comitato 3 ottobre’ ci impegniamo a creare momenti di studio per gli studenti europei, perché il nostro obiettivo è di ampliare il loro sguardo sui temi dell’immigrazione e dell’integrazione, della memoria e dell’accoglienza e noi crediamo in un’educazione interculturale e inclusiva in un’ottica europea” ha affermato Brhane parlando del flashmob inscenato giovedì pomeriggio davanti al Parlamento europeo, dove si sono svolti un dibattito e una tavola rotonda rispettivamente sui diritti dei migranti e sulle luci e ombre delle missioni navali di ricerca e soccorso.

Erano presenti anche il sindaco di Lampedusa Filippo Mannino, Hans Schoemaker, deputato Division European External Action Service, Ivanova Desislava dell’Unhcr, Youseef Wahid, medico siriano sopravvissuto al naufragio dell’11 ottobre 2013 a Lampedusa e Neguse Adal, fratello di una delle 368 vittime della tragedia del 3 ottobre.

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“In questa occasione, a poco più di dieci giorni dal tragico naufragio di Steccato di Cutro, porteremo dinanzi al Parlamento europeo la nostra battaglia per l’identificazione delle vittime dei naufragi. A oggi, infatti, non c’è un sistema integrato per il conteggio delle morti e molti di coloro che hanno perso la vita in mare non verranno mai portati a riva o se ci arriveranno probabilmente saranno depositati senza nome e senza funerale in un cimitero in Italia o in Grecia”, ha aggiunto Brhane, che ha sottolineato l’urgenza di “creare una banca dati europea del Dna e avviare un progetto di collaborazione affinché venga riconosciuto il diritto all’Identificazione delle migliaia di cadaveri tumulati senza nome nei cimiteri“.

“L’Italia ha un modello che può essere esteso a tutti i ventisette Stati membri: serve identificare i cadaveri in ossequio alla dignità dei defunti e delle loro famiglie; in assenza di identificazione certa non può essere prodotto il certificato di morte, un documento fondamentale per aspetti civilistici ed amministrativi, tra questi, l’impossibilità per un orfano di fruire della possibilità di essere ricongiunto con i familiari ancora in vita“, ha aggiunto, richiamando la necessità di tutelare il “diritto alla salute, e in particolare la salute mentale dei familiari in vita”.

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