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Unione Europea

Fonti Ue, dialogo Belgrado-Pristina a metà del guado

BRUXELLES – A metà del guado: dopo l’incontro tra il presidente serbo Aleksandar Vucic e il premier del Kosovo Albin Kurti, convocato a Bruxelles dall’Alto rappresentante Ue Josep Borrell, il dialogo tra Belgrado e Pristina ha compiuto dei “progressi evidenti”, ma resta molto lavoro ancora da fare. La proposta dell’Ue per la normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi si compone di “due parti inseparabili: la prima è la proposta base” pubblicata subito dopo l’incontro, “l’altra è l’allegato di attuazione” che dettaglia la proposta, spiega un alto funzionario europeo.

Nel corso della discussione, descritta come “difficile, franca, a tratti emotiva”, Kurti ha chiesto di firmare la proposta base. Una richiesta che non ha visto d’accordo i mediatori europei, secondo cui il documento è una base per passi concreti verso la normalizzazione delle relazioni tra i due Paesi. “Il lavoro – spiegano da Bruxelles – sarà terminato solo quando si sarà raggiunto un accordo sul protocollo di implementazione” per evitare “margini di ambiguità” che già in passato hanno minato l’avanzamento del processo. “È nel nostro interesse che l’accordo sia quanto più dettagliato possibile” osserva il funzionario, non ultimo a ragione del “basso livello di fiducia tra le due parti”.

Lo scoglio più difficile da superare resta la creazione dell’Associazione delle municipalità serbe in Kosovo, un punto già incluso negli accordi di Bruxelles del 2013, finora rimasto lettera morta. Sulla questione le posizioni di Pristina e Belgrado appaiono distanti: Kurti ha dettato sei condizioni per l’introduzione di un regime speciale per la minoranza serba, di per sé contraria alla Costituzione del Kosovo. Vucic, invece, ha posto l’istituzione dell’associazione quale condizione per proseguire nelle trattative.

Nella proposta concordata lunedì scorso, è inserito “l’obbligo di attuare tutti gli accordi di dialogo passati che restano validi e vincolanti”, incluso quindi il regime speciale per la minoranza serba in Kosovo. Il problema, fanno notare a Bruxelles, risiede anche nelle modalità del dibattito: “L’associazione dei comuni serbi viene dipinta come qualcosa che non esiste”, spiega il funzionario, riferendosi al parallelo che viene spesso tracciato tra questo ente e la Republika srpska, l’entità a maggioranza serba in Bosnia-Erzegovina. “Dovrebbe essere vista come un’opportunità più che come una minaccia”, osserva il funzionario, sottolineando come siano diversi i modelli in Ue da cui prendere ispirazione.

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