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Chmelnyzkyj, l'ospedale che curerà i traumi della guerra

   Il caseggiato di tre piani è stato già tirato su, ora il cantiere è al lavoro per completare gli ambienti interni. Siamo a Chmelnyzkyj, nell’Ucraina centrale, dove aprirà, subito dopo l’estate, il primo centro della Chiesa per curare i militari traumatizzati dalla guerra e anche coloro che resteranno mutilati ed avranno bisogno di riabilitazione. Il progetto è della diocesi di Kamianets-Podilskyi. In realtà il cuore del progetto è un nuovo seminario ma, a partire dal 24 febbraio, la situazione del Paese è cambiata e la Chiesa ha deciso di fare posto, accanto ai locali per i futuri sacerdoti, ad un ospedale che dovrà curare le ferite più profonde della guerra, quelle che lasceranno traumi e disabilità, che richiederanno psichiatri e fisioterapisti.

    La prima pietra del seminario, intitolato allo Spirito Santo, e che ospiterà i religiosi e gli studenti che attualmente sono nella vicina Horodok, era stata posta nel 2019, “ma tra il Covid e gli stop legati ciclicamente alla necessità di recuperare finanziamenti, i lavori sono stati rallentati”, spiega don Iaroslav, il vice rettore. Ora carpentieri e muratori lavorano incessantemente, un paradosso in un Paese che vede in questi giorni infrastrutture e abitazioni cadere giù per le bombe. Qui si costruisce, poco lontano si distrugge.

    Ma a settembre “sarà completato. Per i seminaristi ricomincia l’anno di formazione ma l’esigenza più urgente – spiega all’ANSA don Oleksandr Khalayim, padre spirituale del seminario e anche cappellano militare – è curare subito i soldati”, i primi esposti ai traumi della guerra. A sostenere la realizzazione del seminario, che dividerà i suoi spazi con l’ospedale per i militari, è anche la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre. “Questo è un grande investimento per Acs – spiega il direttore Alessandro Monteduro in questi giorni in missione in Ucraina – e la fondazione, che ha sostenuto il progetto del seminario fin dal 2019, trasferirà, nel mese di giugno, un ulteriore finanziamento di 500mila euro”. La struttura dunque “sarà al servizio non solo della Chiesa cattolica ma anche dei laici, che qui potranno curarsi ma anche incontrare Dio. Dio piange dove piange l’uomo. Chi ci aiuta è come la Veronica che asciuga il volto di Gesù Cristo”, dice il cappellano. “I traumi di guerra non passano mai”, spiega don Oleksandr riferendo che la guerra in Donbass, che va avanti dal 2014, ha provocato “tanti suicidi e una crescita del problema dell’alcolismo tra i giovani che tornano dal fronte”. Per questo si ha fretta di realizzare una struttura ospedaliera che possa alleviare le conseguenze di una guerra che ha già prodotto morte, distruzione e milioni di profughi, interni e all’estero. In arrivo anche i macchinari specializzati per la ‘palestra’ dove si farà riabilitazione.

    I seminaristi che entro la fine dell’anno si trasferiranno nel nuovo seminario sono una quarantina; altrettanti i posti di accoglienza dell’ospedale. In tutto la struttura può ospitare un centinaio di persone. E sempre per l’emergenza guerra un’ala della palazzina ora è diventata un centro logistico per smistare aiuti che qui arrivano, soprattutto dalla Polonia e dagli altri Paesi dell’Europa, e che vengono destinati alle zone dell’Ucraina più in difficoltà a causa dell’offensiva dell’armata russa. “Siamo al centro del Paese, vicino all’arteria stradale principale, da qui siamo in grado di raggiungere tutti”, spiega l’economo, don Viktor. Le scatole accumulate in questi giorni contengono soprattutto medicine e materiale sanitario.

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