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Contratti: Landini, inaccettabili parole Bonomi

Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, considera “inaccettabili” le parole del numero uno della Confindustria Bonomi sulla crescita dei salari legati alla contrattazione di secondo livello. ” Su contratti – ha detto nel corso dell’assemblea programmatica dell’Organizzazione – è inaccettabile quello che dice. La maggioranza dei lavoratori è in imprese dove la contrattazione di secondo livello non c’è, rinunciare alla contrattazione nazionale vuol dire programmare la riduzione del potere d’acquisto”.. Se il riformismo competitivo significa queste cose noi diciamo che non ce ne è bisogno”.

In una interista Corriere della sera Bonomi, rispondendo a una domanda sul fatto che secondo i sindacati il caro energia non viane considerato nell’indice dei prezzi armonizato su cui si basano i salari aveva risposto: ‘Non è così. Il prezzo dei beni energetici c’è, ma viene spalmato nel tempo per evitare che scarti bruschi come quello attuale rendano l’indice ballerino. Se si vogliono innalzare i salari subito, la strada sono contratti di produttività in ogni impresa, addizionali al contratto nazionale”.

Bonomi parla di riformismo competitivo – ha detto Landini – ma le due parole stanno insieme? le riforme non devono essere competitive, devono essere giuste, redistributive. Competitivo per chi? Oggi il problema non è che manca la competitività ,nel mondo del lavoro ce n’è troppa di competitività delle persone. Di Vittorio ci ha insegnato che un compito fondamentale del sindacato è impedire che le persone che per vivere devono lavorare debbano competer tra di loro perché quando avviene questo siamo di fronte a una guerra tra poveri e a una riduzione dei diritti, non a una crescita generale”. Se poi di fronte al problema dei contratti nazionali – prosegue Landini – e dell’inflazione che cresce risponde che non va cambiato nulla perché l’unico luogo dove devono crescere eventualmente i salari è con la produttività, dove si fa la contrattazione aziendale, per noi questa è una cosa non accettabile. Non perché siamo contro la contrattazione aziendale ma perché sappiamo perfettamente che in un Paese fatto di piccole imprese dove la maggioranza dei lavoratori è in imprese dove la contrattazione non c’è, se non sono i contratti nazionali che tornano ad avere un’autorità salariale e a porsi il problema dei aumentare il valore reale dei salari questo vuol dire accettare la riduzione dei salari”

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