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Addio ad André Wilms, attore feticcio di Kaurismaki

L’attore francese André Wilms, noto per le sue numerose collaborazioni con il regista finlandese Aki Kaurismaki, di cui era l’attore feticcio, è scomparso ieri all’età di 74 anni: è quanto riferisce il suo agente, Sébastien Perrolat, citato dalla France Presse. Le cause del decesso, sopraggiunto in un ospedale parigino non sono state rivelate.
    Attore di teatro e di cinema, nonché regista teatrale, Wilms divenne popolare interpretando il ruolo di M. Le Quesnoy nel film “La vita è un lungo fiume tranquillo” (1988), di Etienne Chatiliez, poi grazie ai film tragicomici di Aki Kaurismaki.
    Insieme hanno girato ‘Vita da bohème’ (1992), ‘Leningrad Cowboys Meet Moses’ (1994), ‘Juha’ (1999), ‘Miracolo a Le Havre’ (2011), ‘L’altro volto della speranza’ (2017). Film segnati da personaggi lunari e dialoghi poetici, con una grande profondità e tenerezza prestata ai personaggi. In ‘Miracolo a Le Havre’, WIlms interpretava il ruolo di un lustrascarpe che tendeva la mano ad un giovane africano sans-papiers. Nel 2011, il film venne ricompensato dal Premio Louis-Dellux, considerato come il premio Goncourt del cinema. ‘L’altro lato della speranza’ raccontava l’incontro tra un migrante siriano sbarcato suo malgrado in Finlandia con un ristoratore separato dalla moglie alcolista. Wilms rideva quando veniva interrogato sul funzionamento di un set con un regista che non parla la sua stessa lingua : “I grandi registi – diceva non hanno bisogno di parlare! Aki mi diceva: ‘Play like an old gentleman. Non correre. Non rovesciare nulla…Tutti vanno di corsa nei film di oggi. E ancora: “Aki è tra i rari registi che non prendono gli attori per analfabeti, anche se ce ne sono molti”.
    Wilms era nato a Strasburgo il 29 aprile 1947. Oltre ai film di Kaurismaki, lascia una ricchissima filmografia di grande respiro europeo ed internazionale che spazia da ‘Le Tartuffe’, di Gérard Depardieu (1984) ad ‘Europa, Europa’ di Agnieszka Holland (1990) ad ‘Un Castello in Italia’ di Valeria Bruni Tedeschi, fino ad ‘Hannah’ di Andrea Pallaoro (2017) e ‘La donna più assassinata del mondo” di Franck Ribière (2018). (ANSA).
   

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