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Martin Muma, torna il romanzo autobiografico di Ligio Zanini

LIGIO ZANINI, ‘MARTIN MUMA’ (RONZANI EDITORE, PP 406, EURO 19). Torna in libreria in una nuova edizione il 10 febbraio, nel Giorno del Ricordo, ‘Martin Muma’, l’autobiografico romanzo di formazione di Ligio Zanini, a cura di Mauro Sambi con la prefazione di Ezio Giuricin e scritti di Guido Manacorda, Mario Rigoni Stern e Franco Juri, pubblicato dall’editore Ronzani nella collana ‘VentoVeneto’. E’ un affresco dolente e appassionato di un popolo, quello istriano, condannato alla diaspora. “Non esiste la libertà, esiste solo l’uomo libero” è la frase ripetuta più volte da Zanini, che si trova anche nel libro, come ricorda Sambi. Zanini, classe 1927, considerato il maggiore poeta istriano del Novecento, pubblicato da Vanni Scheiwiller, antifascista, comunista, rimasto a vivere in Jugoslavia con l’incarico di referente per le scuole italiane presso il Dipartimento all’Istruzione del comitato popolare dopo l’accordo del ’47 sulla Venezia Giulia, a 22 anni è stato deportato nel campo di prigionia di Goli Otok – Isola Calva, dal quale è uscito nel 1952. E’ morto nel 1993 a Pola. In ‘Martin Muma’ racconta la sua storia che combacia con l’epopea del popolo istriano, degli Italiani di Pola. Il nome del protagonista, alter ego dell’autore, è una citazione e richiama idealmente un celebre personaggio di Pier Lorenzo De Vita al ‘Corriere dei Piccoli’ degli anni Trenta: un bambino gentile che vestiva il suo sguardo di leggerezza, di poesia, in contrasto con gli accadimenti storici tanto opprimenti che lo circondavano. “Abbiamo voluto risalire al testo della prima edizione di Martin Muma, coraggiosamente edito nel 1990 dai giovani redattori de ‘La Battana’, trimestrale di cultura della minoranza italiana nell’allora Jugoslavia, pubblicato a Fiume-Rijeka: Ezio Giuricin, che oggi firma la nuova prefazione, Maurizio Tremul ed Elvio Baccarini. Coraggiosi, perché i temi toccati dal libro, pur in prossimità della disgregazione di quel Paese con la guerra che sarebbe cominciata di lì a poco, erano ancora un rigoroso tabù” spiega il curatore della nuova edizione, Mauro Sambi, professore di Chimica generale e inorganica all’Università degli Studi di Padova. “Nel tempo non sono mancati altri tentativi: “La riedizione italiana per i tipi de ‘Il ramo d’oro’ di Trieste, che però, per quanto meritoria – continua Sambi – soffre di interventi a mio avviso poco condivisibili sulla punteggiatura di Zanini, sovrabbondante e idiosincratica finché si vuole e tuttavia molto coerente, ma soprattutto di tagli e ‘correzioni’ che non rispettano la volontà autoriale e il suo singolare italiano, che ha origini e ragioni profonde. Ho dunque voluto rispettare il più possibile la lezione originale ripristinando e restaurando, con cauti interventi di correzione degli abbondanti refusi, di qualche errore e di qualche incoerenza interna, e di cura della punteggiatura là dove era più corrotta rispetto allo standard zaniniano, significativamente nella descrizione del lager di Goli Otok. Ho cercato un equilibrio tra fedeltà al testo originale, pulizia editoriale e leggibilità: non è e non intende essere un’edizione filologica, bensì un testo pensato per un pubblico ampio di lettori”. Ma, a distanza di tanti anni da quei fatti, parla ancora al nostro tempo, è in grado di affascinare il lettore contemporaneo Ligio Zanini? “Memoria e speranza si implicano e si sostengono a vicenda. Questa è una lezione essenziale e non effimera del romanzo di Zanini” spiega Sambi. La riproposizione di Martin Muma fa parte di un più ampio progetto di recupero della letteratura italiana dell’Adriatico Orientale avviato da Ronzani Editore nell’ambito della collana VentoVeneto, “il cui nome è già un’indicazione di politica culturale all’insegna dell’unità ideale e della ricomposizione culturale di un tessuto che la storia ha lacerato, all’insegna non di chiusure identitarie, ma aperto a un orizzonte autenticamente europeo, al riconoscimento della complessità, della stratificazione e della pluralità di un territorio storicamente conteso e centrale proprio per la sua marginalità negli equilibri geopolitici che hanno segnato la storia d’Europa negli ultimi due secoli” spiega l’editore. (ANSA).
   

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