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Javier Marias, la mia spia Tomas Nevinson

JAVIER MARÍAS, TOMÁS NEVINSON (EINAUDI SUPERCORALLI, PP 600, EURO 22,00) – Scomparso da dodici anni, dato per morto anche dalla moglie Berta Isla, Tomas Nevinson decide di tornare nei servizi segreti. L’ordine che deve eseguire, anche per lui che ne ha viste e fatte tante, è dei più atroci: individuare e uccidere una donna che nel 1987 aveva preso parte ad alcuni attentati dell’Ira e dell’Eta.
    Javier Marias ci riporta alle atmosfere del suo fortunatissimo romanzo ‘Berta Isla’, ma dopo averci raccontato l’amore con una spia della quale è inevitabile resti segreta una parte della vita, si concentra sulla figura di ‘Thomas Nevinson’ nel suo nuovo immenso romanzo di 600 pagine, pubblicato nei Supercoralli Einaudi nella traduzione di Maria Nicola.
    “Vi sono numerosi riferimenti, spesso con citazioni, al mio precedente romanzo, ‘Berta Isla’, del quale ‘Tomas Nevinson’ non è precisamente un seguito, ma con il quale forma per così dire ‘una coppia'” dice Marias nei ringraziamenti finali.
    Nevinson non avrebbe mai pensato di tornare nei servizi segreti, ma il suo ambiguo ex capo Bertram Tupra, che lo aveva già ingannato in passato, quando era un ragazzo, condizionando tutta la sua vita riesce a convincerlo. Perché quando hai preso una strada sbagliata la tentazione di ripercorrerla è forte.
    “L’unico modo per non farsi domande sull’inutilità di ciò che si è fatto in passato è continuare a farlo; la sola possibilità di giustificare una vita torbida è continuare a intorbidarla” dice Marias. Con il suo stile diretto, incisivo lo scrittore ci mostra Nevinson che si confronta con la sua vita, si guarda allo specchio, si ripete di essere un assassinio, si interroga su fino a che punto sia lecito spingersi, su cosa sia il male, sul senso dell’odio e della vendetta.
    “Ho avuto un’educazione all’antica, e non avrei mai creduto che un giorno mi si potesse ordinare di uccidere una donna” dice il marito di Berta Isla. E ancora “uccidere non è un gesto così estremo se si ha piena nozione di chi si sta uccidendo” eppure lui esita, non è più determinato come una volta, forse sono invecchiato dice a se stesso.
    La sua missione, che conduce con un nome fittizio, lo porta in una città del nord-ovest della Spagna: deve capire tra tre donne qual è quella che stanno cercando, la terrorista o fiancheggiatrice Magdalena Oruè che aveva collaborato agli attentati dell’Hipercor e di Saragozza del 1987. Sono passati dieci anni, siamo nel 1997 e lei potrebbe nascondersi dietro il nome di Ines Marzan.
    Sullo sfondo di episodi reali del terrorismo europeo, Marias ci fa compiere un viaggio pieno di riferimenti e citazioni letterarie – da Shakespeare a Baudelaire, da William Blake a Dante e anche con “una piccolissima idea – dice – di cui sono debitore, credo, a John le Carrè” e un riadattamento a un passo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa – nella nostra umanità e disumanità.
    Quello di Nevinson è un bilancio duro: “ero portato a farmi domande amare sull’utilità di quello che avevo fatto, arrivando senza fatica alla conclusione che il mondo sarebbe stato identico se non avessi mosso un dito, se non fossi esistito e non mi fossi sporcato le mani”.
    Per conoscere meglio Ines e capire se è veramente lei la terrorista che cerca, Tomas finirà anche a letto con lei. E muovendosi sempre in una doppia realtà fatta di sospetti e paure di sbagliare, di tentennamenti e ripensamenti si troverà a dover decidere mentre riempie una vasca di acqua.
   

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