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Il Ceo di Spotify, condanna Rogan ma non lo caccia

 (ANSA) – NEW YORK, 07 FEB – Il Ceo di Spotify Daniel Ek condanna “con forza” Joe Rogan, ma non per questo gli mette il bavaglio: “Dispute come queste sono inevitabili se vogliamo diventare la piattaforma globale per contenuti audio”, ha detto l’amministratore delegato allo staff in subbuglio dopo la nuova polemica che ha coinvolto il mattatore della podcast piu’ ascoltata della piattaforma. Stavolta Rogan e’ stato accusato dalla cantante India Arie di aver usato decine di volte la parola “negro”, uno dei termini piu offensivo per gli afro-americani. Piove sul bagnato, dopo la polemica per i commenti no-vax di cui la podcast da undici milioni di ascoltatori si e’ resa megafono nei mesi della pandemia. Per quei commenti Spotify e’ stato boicottato da Neil Young, Joni Mitchell e altri musicisti mentre all’interno di Spotify cresceva il malcontento tra voci di un esodo anche tra gli abbonati che hanno fatto crollare in borsa il titolo della piattaforma. Rogan era venuto due volte a Canossa cospargendosi il capo di cenere mentre un centinaio di suoi vecchi podcast (quasi un decimo del totale) sparivano misteriosamente da Spotify. Sarebbe stata una decisione del comico dopo aver parlato con Ek su varie questioni tra cui l’uso di linguaggio razzista, ha confermato il Ceo: “Dobbiamo avere linee guida chiare sui contenuti e agire quando vengono valicate”, ha spiegato il Ceo.
    Su queste linee guida almeno uno degli investitori di Spotify ha chiesto conto e ragione: Thomas DiNapoli, capo del fondo pensione dello Stato di New York, ha scritto a Ek chiedendo in cosa il codice di Spotify si differenza da quello di altri big del tech e del media per i quali “il tentativo di moderare i contenuti sulla piattaforma ha portato a rischi legali, finanziari e nella reputazione”. DiNapoli ha anche chiesto a Spotify di introdurre un sistema che permettera’ agli utenti di denunciare contenuti in violazione di queste regole. Ma con Ek non si puo’ parlare di censura: “Mentre condanno con forza quel che Joe ha detto e concordo con la decisione di rimuovere passate puntate della podcast, non sono d’accordo con chi chiede di piu'”, ha scritto il Ceo: “E voglio essere molto chiaro su questo: non credo che metterlo a tacere sia la risposta”.
    Significherebbe, infatti, a detta del capo di Spotify, mettere la piattaforma “su una china pericolosa”. Ek e’ un ingegnere che considera Spotify una tech company affine a Facebook o Google: giganti su cui il pubblico consuma contenuti media e notizie piu’ che altrove al mondo, ma che si considerano aggregatori e distributori imparziali che usano algoritmi e non giudizi editoriali, ma a quanto pare aver fatto un contratto in esclusiva con Rogan (il primo, nel 2020, per cento milioni di dollari) e poi con i Duchi del Sussex, Kim Kardashian, Michelle Obama, il marito Barak e Bruce Springsteen ha cambiato le carte in regola. Per cercare di farsi perdonare da investitori, abbonati e staff, Ek ha annunciato intanto un investimento da cento milioni di dollari per lo sviluppo e il marketing di musica e podcast prodotte da gruppi “storicamente marginalizzati”, ma a detta degli osservatori il problema non e’ affatto risolto. (ANSA).
   

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