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Rugby: Italia resiste 30 minuti, poi All Blacks dilagano

trenta minuti di resistenza, a tratti anche qualcosa in più, e già questa potrebbe essere la prima nota lieta della nuova Italia marcata Kieran Crowley. Che all’esordio contro i leggendari All Blacks all’Olimpico tiene per 30 minuti ma alla fine è costretta ad arrendersi alla forza mostruosa dei numeri uno del rugby internazionale, che saranno avversari dell’Italia anche nel girone dei Mondiali di Francia 2023. All’Olimpico di Roma, il primo dei test match degli azzurri termina con il punteggio di 9-47. Ben 38 punti di distanza che però non raccontano in pieno i passi avanti che le nuove leve dell’Italrugby hanno fatto per quanto dimostrato soprattutto nel primo tempo. Con il romano Lamaro e compagni capaci di tenere la Nuova Zelanda sullo 0-0 fino al 29′ con la prima meta del match firmata da Christie (entrato in avvio al posto dell’infortunato Weber) sfruttando la grande pressione degli avanti neri su mischia nei 5 metri azzurri. Primo vero errore degli azzurri, che prima erano stati capaci in ben tre occasioni di insidiare i 22 metri dei fallosi e mai così imprecisi neozelandesi preferendo poi andare in touche e giocarsela anziché puntare su un calcio piazzato: “E’ una scelta che ho preso io con Garbisi, volevamo giocarla così e me ne assumo le responsabilità”, ha ammesso il capitano Michele Lamaro. Ma approva anche il ct azzurro Kieran Crowley (“Sono state buone decisioni per me”) nell’ottica di sfruttare i test match per acquisire quella mentalità che in passato all’Italia è sempre mancata. Si ripartirà già dal prossimo impegno a Treviso contro l’Argentina, sabato 13, archiviando quanto poi accaduto nella seconda parte di match, in cui salvo alcune perle di audacia (come quella dell’ottimo Ioane che al 21′ della ripresa manda Steyn nei 22 neozelandesi prima di essere sospinto in out), è deflagrata sotto i colpi dell’implacabile Dane Coles (man of the match), autore di due mete nella prima frazione e poi del treno di mete Reece-Aumua-Sotutu-Aumua che hanno fissato il punteggio sul definitivo 9-47. “Loro sono saliti in cattedra – ha ammesso Lamaro – si sono resi conto che eravamo stanchi e hanno iniziato a calciare lungo in mezzo al campo. Tre mete sono arrivate così, dobbiamo imparare a conservare più energia perché un po’ di fisicità l’abbiamo persa nel finale di partita”. A rispondere colpo su colpo alla precisione sui calci piazzati di Mo’unga, ha pensato un buon Garbisi, prima di lasciare il campo per crampi al 22′ della ripresa (al suo posto Canna), autore di tutti i tre calci piazzati che hanno consentito all’Italia di restare al di sotto del -40 punti di differenza. Finisce con gli applausi di un Olimpico soddisfatto per aver visto finalmente un’Italia che non molla, anche se alla lunga gli azzurri sono calati in ogni reparto: “Ho visto un buono spirito – ha spiegato Crowley a fine match -: noi 190 placcaggi, la Nuova Zelanda solo 78. Per me questa è una cosa molto buona. Abbiamo mostrato un buono spirito, nel secondo tempo ci hanno messo sotto pressione, con 15-16 fasi in difesa. Se è importante il risultato? Sono molto interessato alla performance e, se ci sarà, il risultato sarà il prodotto finale”.

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