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Quando l'invito alla lettura è di David Bowie

(ANSA) – ROMA, 21 NOV – JOHN O’CONNELL, IL BOOK CLUB DI DAVID BOWIE (BLACKIE EDIZIONI, PP 302, EURO 19,90) I libri non sono mai mancati nella vita di David Bowie. Anzi, non erano mai abbastanza per il Duca Bianco che li ha consigliati con passione agli amici e amati al punto di trasportarli, in una biblioteca portatile di 1.500 titoli, nei suoi viaggi attraverso gli Stati Uniti in treno, odiava l’aereo. E nel 1998 cominciò anche a scrivere recensioni per la catena di librerie americane Barnes & Nobles.

Nel 2013, tre anni prima di morire, il 10 gennaio 2016, David Bowie – nome d’arte di David Jones, nato a Brixton, a sud di Londra, l’8 gennaio 1947 – ha svelato la lista di quelli che più avevano influenzato il suo modo di guardare al mondo e la sua produzione artistica. E ora, quei 100 libri che hanno cambiato la vita di una leggenda sono stati raccolti in un volume, ‘Il Book Club di David Bowie’ del giornalista John O’Connell, con le illustrazioni di Luis Paadin, pubblicato da Blackie Edizioni.

Un libro prezioso e una lista che nei giorni della pandemia diventa un regalo ancora più grande, una guida che può ispirare nuove letture, un “invito a immergerci nei libri e nel loro potere di trasformarci”. E se a far da guida è l’autore di Heroes e Space Oddity non possono mancare le sorprese. Ci sono ‘Lo straniero’ di Albert Camus di cui è stata tanto evocata ‘La peste’ in questi mesi di emergenza sanitaria, ‘Money’ di Martin Amis, ‘Il Maestro e Margherita’ di Mikhail Bulgakov, ‘La terra desolata’ di T.S. Eliot e di Ian McEwan le narrazioni brevi di ‘Fra le lenzuola e altri racconti’. Su tutti brilla ‘Sulla strada’ di Jack Kerouac che gli fece conoscere, quando l’allora David Jones aveva 12 anni, il fratellastro maggiore, Terry. “Uno degli eventi più significativi della sua vita” come ha raccontato più volte Bowie. Oltre all”Inferno’ di Dante Alighieri, l’unico italiano è ‘Il Gattopardo’ di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

L’elenco, su cui si basa il volume, è quello pubblicato dal Victoria & Albert Museum e raccoglie – sottolinea O’Connell – “i cento volumi che Bowie considerava i più importanti e influenti, non, fate attenzione, i suoi preferiti in quanto tali, pescati tra le migliaia di opere che aveva letto nel corso della sua vita”. Tra quelli fuori lista adorava Stephen King: “mi fa cagare sotto dalla paura” disse alla rivista ‘Q’ nel 1999, ricorda O’Connell che spiega anche come un genere molto amato dalla popstar inglese, leggenda del rock, artista irripetibile, fosse il resoconto di viaggio. “In particolare su destinazioni esotiche, rappresentato sulla lista da David Kidd e Alberto Denti di Pirajno”.

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‘Il Book Club di David Bowie’ può essere letto come un imperdibile elenco che può ispirare e ha ispirato gruppi di lettura, dal vivo e online – anche il figlio di Bowie, il regista Duncan Jones, ne ha animato uno sul suo profilo Twitter – ricorda l’editore. Ma, oltre alla condivisione di lettura, può essere vissuto come un viaggio pieno di aneddoti e storie sul Duca Bianco, grazie alla narrazione e alla ricerca compiuta da O’Connell – già senior editor a Time Out, che oggi scrive per The Times e The Guardian, ha intervistato Bowie a New York nel 2002 – che ha fatto, tra l’altro, largo uso di interviste e articoli archiviati sul sito bowiegoldenyears.com di Roger Griffin.

Così parlando de ‘La breve favolosa vita di Oscar Wao’ di Junot Diaz, l’autore dice che Bowie “doveva essersi immedesimato molto nelle traversie del disadattato Oscar de Leòn, il ragazzo di origini dominicane, strambo e sovrappeso, protagonista del romanzo di Junot Diaz vincitore del Pulitzer” che adora la fantascienza e il fantasy. Si scopre anche che il Duca Bianco, magro come un chiodo e vittima di una brutta dipendenza dalla cocaina, quando arrivò nel luglio del 1975 in New Mexico per le riprese dell’Uomo che cadde sulla Terra’ in cui era protagonista nel ruolo di un alieno, nelle pause dal set per non fare uso di droghe si dedicava alla lettura.

Per ogni titolo, O’Connell suggerisce anche un brano da ascoltare mentre lo leggi e altri titoli collegati. Così per ‘Gli anni fulgenti di Miss Brodie’ di Muriel Spark indica l’ascolto di Ziggy Stardust e se hai apprezzato il libro, la lettura de ‘Le ragazze di pochi mezzi’, sempre della Spark. Per l’Inferno di Dante, il brano da ascoltare è ‘Scary Monsters (and Super Creeps)’ e se ti è piaciuto, la lettura consigliata è ‘Pietro l’oratore’ di William Langland.

A O’Connell piace anche pensare che la lista di Bowie “rappresenti un omaggio a Borges” e sostiene che “se la si studia abbastanza a lungo ne emergono due filoni principali: il primo composto dai diversi elementi culturali che hanno dato vita alla sensibilità artistica di Bowie. Il secondo, un po’ più confuso, ha a che fare con la cronologia”. Certo nella sua storia trasgressiva, eclettica, affascinante, piena di curiosità autentica per tutte le forme d’arte e per la vita, che lo ha portato dal grande coreografo e mimo Lindsay Kemp all’amicizia con il guru tibetano Chime Rinpoche, quello che è chiaro è che i libri è la lettura hanno giocato per Bowie un ruolo fondamentale di insostituibili compagni di viaggio. 

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