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In Italia 2033 vittime della tratta nel 2019

In Italia tra le 2.033 persone prese in carico dal sistema anti-tratta nel 2019, la forma più diffusa di sfruttamento resta quella sessuale (84,5%) che vede come vittime principalmente donne e ragazze (86%). Nonostante l’emersione sia molto più difficile nel caso dei minori, ben 1 vittima su 12 ha meno di 18 anni, il 5% meno di 14.

Sono alcuni dei dati contenuti nella X edizione del rapporto ‘Piccoli Schiavi Invisibili” diffuso da Save The Children alla vigilia della Giornata Internazionale Contro la Tratta di Esseri Umani (30 luglio). La nazionalità di origine delle piccole vittime è principalmente nigeriana (87%), ivoriana (2,5%) e tunisina (1,9%), mentre la regione con più casi emersi è la Sicilia (29,8%), seguita da Liguria (14,3%), Campania (9,3%) e Piemonte (13,7%). Gli illeciti riguardanti lo sfruttamento lavorativo minorile inoltre nel 2019 si attestano a 243 casi accertati, quasi tutti nel settore terziario (210) e in particolare in quello dell’alloggio e della ristorazione (142) o del commercio (36).

Anche in Italia l’esplosione della pandemia ha avuto gravi conseguenze sulle condizioni di vita delle vittime di tratta e sfruttamento. Gli operatori partner del progetto Vie d’Uscita di Save the Children per il contrasto e la fuoriuscita dal sistema di sfruttamento sessuale di minori e giovani tra i 12 e i 24 anni, hanno intercettato e sostenuto nei primi 6 mesi del 2020 e in sole 6 regioni1 circa 1.000 nuove vittime, sia in strada che online, in gran parte di origine nigeriana o dei paesi dell’est Europa. Le vittime, esposte a maggiori pressioni e violenze da parte dei loro controllori, si sono spesso trovate costrette ad accettare richieste sempre più spinte e prezzi sempre più bassi dai clienti che comunque hanno continuato ad alimentare il fenomeno, sia su strada o chiedendo incontri al proprio domicilio o in altri luoghi. In molti casi gli incontri sono avvenuti nell’assoluta mancanza di misure di protezione personale rispetto al virus, in altri le ragazze hanno ricevuto informazioni errate sull’uso dei dispositivi, come la mascherina, . In molti casi sono state spinte a iniziare nuove attività di prostituzione indoor, condividendo a volte in 4 o 5 appartamenti prima utilizzati da 2 ragazze dove ricevere in contemporanea anche 4 o 5 clienti, o prestazioni in video-chat e webcam, o per la produzione di materiali pornografici.

Nel mondo le vittime di tratta o sfruttamento, secondo le stime visto che il fenomeno rimane sommerso, sarebbero oltre 40 milioni, di cui 10 milioni avrebbero meno di 18 anni, pari ad uno su quattro. La crisi Covid-19 ha spinto lo sfruttamento sessuale dei minori dalle strade all’interno delle case e on line, con un boom della pedopornografia in Europa. Sui casi segnalati nel 2019 da 164 paesi del mondo, più di 108.000, il 23% dei quali relativi a minorenni e, in 1 caso su 20, addirittura a bambini con meno di 8 anni.

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In Europa, i dati della Commissione sono fermi ai circa 20.000 casi della rilevazione del 2015-2016, che confermano la proporzione di un quarto per i minori e segnala la prevalenza di vittime di sesso femminile (68%). Il cybercrime connesso alla tratta e allo sfruttamento ha sviluppato nel tempo enormi capacità operative, con l’aumento della richiesta di sevizi erotici online, in video-chat o webcam durante il lockdown. Secondo la Commissione Europea la domanda di materiale pedopornografico sarebbe aumentata durante il lockdown fino al 30% in alcuni Stati membri dell’Unione.
   

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