
BRUXELLES – Il vertice Ue partirà dal nodo principale sul quale continua a pesare il veto dell’Ungheria: il sostegno all’Ucraina e l’ok all’apertura dei negoziati per l’adesione a Kiev. E, secondo quanto spiegano più fonti europee, sarà in quella sede che il premier ungherese Viktor Orban dovrà decidere se continuare a bloccare tutto, prendendosi anche le responsabilità della sua scelta.
Al momento, sul sì del Consiglio europeo al processo di allargamento a Ucraina, Moldova e Bosnia-Erzegovina, non c’è alcuna certezza a dispetto di una: i dossier riguardanti i tre Paesi saranno probabilmente trattati in un unico pacchetto, spiegano le stesse fonti. È l’oggetto del lavoro dei rappresentanti permanenti dei 27. Un ultima riunione, informale, si avrà mercoledì 13 dicembre.
Nella bozza delle conclusioni, al punto 14, si legge che il Consiglio europeo “decide di di dare accesso ai negoziati con Ucraina e Moldova”. Ma mai come in questo caso, il testo non è stabile. Tanto che, il capitolo successivo, riguardante il quadro finanziario pluriennale – che contiene la proposta della Commissione di un fondo da 50 miliardi per l’assistenza a Kiev – è stato lasciato vuoto. Nei corridoi di Bruxelles non sono passate inosservate le immagini del breve colloquio, a Buenos Aires, tra Volodymyr Zelensky e Viktor Orban.
E dall’altra parte, si guarda con attenzione a due fattori che potrebbero piegare il veto di Orban: il varo da parte di Kiev della legge sulla minoranza ungherese, ormai in dirittura di arrivo, e lo sblocco di dieci miliardi dei fondi di coesione europei per Budapest, che potrebbe concretizzarsi già nel collegio dei commissari di domani. Ma sei il veto di Orban permarra “non ci tireremo indietro dallo scontro”; spiega un diplomatico europeo.
