
– TEL AVIV, 03 FEB – GIANLUCA FANTONI, STORIA DELLA BRIGATA EBRAICA (EINAUDI, PP.240, EURO 27)- Gli storici possono “avere un ruolo importante per costruire un futuro di comprensione e pace, in Palestina come altrove”. Un obiettivo ‘politico’ di cui si dice convinto Gianluca Fantoni – in cattedra alla ‘Nottingham Trent University’ dell’omonima città in Gran Bretagna – visto che considera il suo saggio un “contributo in tale direzione”. Già in apertura del libro, Fantoni denuncia che alla base della polemica sulla partecipazione della bandiera della Brigata Ebraica alla festa del 25 aprile ci sia “una controversia politica ideologica”. Una querelle – insiste l’autore – irrobustita con ricostruzioni storiche “spesso approssimative e di parte”, nata con lo scopo di riportare in auge un episodio di guerra oramai dimenticato al fine evidente “di un uso pubblico e politico della storia”. Ecco perchè – secondo Fantoni – occorre fare ordine e togliere dalla vicenda tutte le sedimentazioni successive riportando nella giusta prospettiva la storia della Brigata Ebraica dalla sua formazione nel luglio del 1944 nell’allora Palestina sotto Mandato britannico, al suo impiego in Italia e in Europa, al suo scioglimento. Fantoni affronta dunque questa prima parte mettendo a fuoco, a suo giudizio, il contesto complessivo. La seconda parte del libro – quella a cui Fantoni sembra tenere di più – è invece incentrata sull’uso politico della storia della Brigata, già avallato nel passato, per l’autore, da Israele e per questo denunciato dai ‘new historians’ di sinistra decisi a dare una revisione ai miti fondanti nazionalistici dello Stato ebraico. In Italia – ricorda Fantoni – tutto origina a Milano nel 2004 quando nel corteo del 25 aprile sono esposti per la prima volta dai giovani ebrei i colori della Brigata, subito contestati come imperialisti e colonialisti dai filopalestinesi e dalla sinistra radicale. L’esposizione di quella bandiera trova spazio – secondo un assertivo giudizio di Fantoni – nella volontà da parte delle Comunità ebraiche italiane “di riabilitare il sionismo agli occhi dell’opinione pubblica italiana”, compromesso nella considerazione dell’opinione pubblica internazionale e italiana dalla Guerra dei 6 giorni del 1967 rappresentata a rovescio: i Palestinesi sono diventati Davide contro Golia impersonato dagli Israeliani. palestinesi) contro il gigante Golia (Israele). Per rafforzare quella “riabilitazione” del sionismo servivano – aggiunge ancora Fantoni – due corollari storici: “il presunto allineamento filofascista degli Arabi di Palestina” e che “il nazista Haji Amin al Husseini”, gran Muftì di Gerusalemme a partire dalla fine degli anni ’20 del ‘900, fosse “il leader di questi Arabi”.
Per Fantoni, la cui ricostruzione sembra evocare uno scenario quasi preordinato, sono queste le linee su cui si muove il carro della ‘riscoperta’ della Brigata in quel fatidico 25 aprile 2004. Linee che l’autore ridimensiona di molto nella sua disanima, anche a fronte di una forte e documentata storiografia in proposito. Nelle vicende successive al 2004, la “politicizzazione” della Brigata si incista dunque nei fronti opposti attuali. Una sorta di cartina di tornasole – per Fantoni – di chi in Italia vuole un 25 aprile solo locale (i sostenitori della partecipazione della Brigata) e chi invece lo vuole “dinamico e internazionalista” (gli oppositori). L’autore suggerisce invece una terza opzione che rischia: lasciare a casa le bandiere palestinesi e le israeliane. Per favorire – ribadisce – un dibattito sul conflitto israelo-palestinese in cui cui “gli storici possono avere un ruolo importante”. (ANSA).
