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La principessa Camilla de Bourbon paga la multa ma chiede garanzie allo Stato del Jersey


La principessa Camilla di Borbone-Sicilia (nella foto) ha versato in conto i fondi per assolvere integralmente la multa di due milioni di sterline disposta da un tribunale di Jersey in un procedimento civile. La principessa Camilla chiede in cambio che il tribunale le garantisca il rimborso nel caso in cui vincesse il suo ricorso al “Priy Council” di Londra e possibilmente alla Corte europea dei diritti dell’uomo, se le questioni venissero impugnate in una fase successiva.

La principessa Camilla contesta questa decisione sia nella sostanza che nella forma. In merito alla sostanza della sentenza del tribunale di Jersey ha detto: “Sono stata condannata per oltraggio alla corte perché quando mi è stato chiesto dove fossero i beni di mia madre, ho detto che non lo sapevo. Questa è la verità. Condannandomi, il tribunale ha invertito l’onere della prova: come si fa a dimostrare di non sapere qualcosa?”

Sulla forma/conseguenze dell’errata constatazione del tribunale di Jersey, la principessa Camilla si stupisce del fatto che “mai, una sanzione di tale importo è stata inflitta a un privato per oltraggio civile a Jersey o nel Regno Unito”. Va notato che sono state presentate prove dinanzi alla Corte di Jersey sulle multe imposte da altri tribunali e la multa più alta registrata, per oltraggio civile è stata di £ 100,000.

La principessa Camilla spera che questo chiarimento porterà a una qualche forma di pacificazione dei media, dove sta rispettando gli ordini del tribunale del Jersey, mentre esercita i suoi diritti legali per contestare questa decisione ingiusta.

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Più in generale, la principessa Camilla ha dichiarato: “Non ho lezioni da imparare da una banca – BNP-Paribas – che ha pagato una multa di 140 milioni di dollari e ha ordinato di incamerare 8,89 miliardi di dollari per aver violato gli embarghi statunitensi contro Sudan, Cuba e Iran, per che si è dichiarato colpevole nei tribunali americani”.

Le sanzioni ignorate di BNP Paribas sono state imposte dagli Stati Uniti per la “complicità in crimini contro l’umanità, genocidio e atti di tortura e barbarie” della contea sanzionata in Sudan e un’altra per il suo presunto ruolo nel finanziamento del genocidio in Ruanda.

Inoltre, non va dimenticato che la principessa Camilla continua a far valere i suoi diritti davanti alle corti e ai tribunali di Monaco, Francia e Regno Unito contro BNP Paribas, la principale protagonista di questa serie di contenziosi. Di fronte alle vessazioni giudiziarie perpetrate nei suoi confronti da BNP Paribas, fiduciario professionale del trust di famiglia, risultata inadempiente, nei confronti di questa primaria banca francese è pendente un procedimento che potrebbe comportare un pagamento alla Principessa Camilla in la somma complessiva di oltre 330 milioni di euro.

Storia

Creato da Camillo Crociani, Compagnia Italiana Servizi Tecnici (CISET) nel 1970 e specializzato nella gestione del traffico aereo civile e militare, il CISET è stato acquistato dalla vedova, Edoarda Crociani, che ne ha fatto un fiore all’occhiello dell’industria italiana. Nel 1992 si fonde con Vitroselenia, azienda che opera nella logistica della difesa dagli anni ‘1960, per diventare la Vitrociset, altamente innovativa.

Grandi manovre industriali spinsero Edoarda Crociani alla cautela. Alla fine degli anni Ottanta, mentre viveva a New York con le sue due figlie adolescenti, creò un trust per proteggere la sua fortuna e quella delle sue due figlie allora adolescenti, Camilla e Cristiana e fece sì che un meccanismo di tutela del patrimonio e degli interessi di ragazze minorenni da mettere in atto per garantire il loro futuro.

Seguendo i consigli di eminenti specialisti, il trust emigrò dalle Bahamas a Guernsey prima di approdare infine a Jersey dove fu gestito da Paribas che in seguito divenne BNP Paribas.

Secondo un’oscura operazione specifica dei trust, BNP Jersey gestisce il trust mentre le attività sono nei libri di BNP Switzerland, il tutto strettamente controllato dalla società madre BNP Paris.

Un accordo così complesso che BNP arriva a capire che sta diventando “problematico” e potrebbe esporre le sue responsabilità. Nel 2005 il banchiere francese sviluppò quindi una strategia a lui più favorevole.

 

Nel novembre 2018, dopo aver preso coscienza dell’entità della frode commessa da BNP, la signora Crociani e la figlia Camilla hanno sporto denuncia contro BNP per truffa, abuso di fiducia, falso e uso di falso. Queste denunce sono oggetto di un’indagine giudiziaria in corso a Monaco. Lo stratagemma di BNP per esonerarsi dalla propria responsabilità è minato anche a Parigi e Monaco, dove la banca non è riuscita a rendere esecutiva la sentenza Jersey.

Intanto, sempre sulla base della sentenza dell’11 settembre 2017, BNP cambia obiettivo: dopo aver tentato invano, con ogni mezzo, di recuperare una somma di 130 milioni di euro da Madame Crociani, si è rivolta contro la principessa Camilla. La banca francese sta ora cercando, davanti ai tribunali di Curaçao e Jersey, di fargli garantire le sue responsabilità.

Nell’aprile 2021, scoprendo che BNP stava ora cercando di renderla responsabile della truffa di cui era stata vittima, la principessa Camilla si è appellata alla giustizia francese per condannare BNP per risarcirla del danno che la banca le ha causato e sta rivendicando da BNP quasi 120 milioni di euro (questo si aggiunge ad altri procedimenti pendenti che, riassunti, portano a un credito complessivo nei confronti di BNP che supera i 330 milioni di euro.)

Non è la prima volta che BNP, dopo aver mal consigliato i propri clienti, si è successivamente rivolta contro di loro in varie giurisdizioni. La storia senza dubbio per camuffare le sue responsabilità.

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