BRUXELLES – I piani di ripresa dalla pandemia in Ue e Usa presentano delle differenze, ma “focalizzarsi sulla dimensione” degli interventi potrebbe far “sottovalutare l’ampiezza e il carattere innovativo del sostegno, in particolare per l’economia europea”. Lo scrive il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, sul Financial Times.
“Questa non è una corsa” a chi adotta “il più grande pacchetto di stimoli“, scrive il ministro delle Finanze irlandese, sottolineando che “sono i risultati che contano, i mezzi di sussistenza messi in salvo e il tenore di vita recuperato”. In particolare, precisa, l’Ue ha attuato interventi di sostegno all’occupazione e adottato programmi come il Next Generation Eu, “impensabile prima della pandemia”.
“Si prevede che l’economia statunitense torni ai livelli pre-pandemici nel 2021, mentre quella dell’Ue entro il 2022”, ma “la realtà – conclude Donohoe – è che la maggior parte delle previsioni di crescita non riconosce il pieno impatto” del Recovery fund “o delle misure nazionali”.