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Unione Europea

Pfizer amplia la produzione Ue, intese con 11 siti

BRUXELLES – La Pfizer accelera la produzione di vaccini anti-Covid e stringe accordi con 11 aziende con stabilimenti in Europa, soprattutto in Germania e in Svizzera, pronte a produrre le sue dosi. Per ora è l’unica a seguire questa strada, mentre altre Big Pharma come AstraZeneca, finite sul banco degli imputati al Parlamento europeo dopo i ritardi nelle consegne, mettono in discussione l’ipotesi di condivisione dei brevetti. Quattro ore di domande degli eurodeputati non sono servite ad ottenere dalle aziende proposte concrete per rimediare ai disguidi nelle forniture, a cui l’Ue ha assistito impotente nelle scorse settimane, e idee per accelerare la produzione. Le rassicurazioni dell’amministratore delegato di AstraZeneca, Pascal Soriot, non hanno convinto gli eurodeputati.

“So che c’è stata delusione” per le mancate consegne nel primo trimestre, quasi un taglio del 60%, “ma vi assicuro che facciamo tutto il possibile per consegnare le 40 milioni di dosi. La nostra priorità è venire incontro alle aspettative più alte”, ha detto Soriot. E ha ricordato che “il motivo per cui le forniture sono state minori del previsto, è che le rese (il numero di dosi prodotte per impianto, ndr) sono state più basse”. Il processo di produzione dei vaccini “è molto complesso”, ha ribadito, assicurando che comunque la “schiacciante maggioranza della produzione Ue viene spedita in Ue”.

Ma i deputati europei, rappresentanti dei 500 milioni di cittadini che aspettano di essere immunizzati, lo hanno incalzato a trovare altre soluzioni. Come, ad esempio, la cessione dei brevetti. “Non è la condivisione dei brevetti il problema, ma incrementare la produzione. L’industria lavora h24 per aumentarla ma va capito che per produrre in un nuovo sito bisogna formare le persone, ci vuole transfer tecnologico”, quindi “non serve il brevetto se non sai come produrlo”, ha chiuso Soriot, convinto che non sia “questione di brevetti ma di capacità produttiva”.

Un’altra opzione per gli eurodeputati è vietare l’export del vaccino dall’Europa. Ma anche su questo, l’industria farmaceutica è contraria. “I divieti all’esportazione non sono una soluzione, il nostro vaccino usa 200 ingredienti e materiali da 86 fornitori in 19 Paesi del mondo, quindi noi siamo contrari a qualsiasi restrizione agli scambi”, ha detto Angela Hwang, del Gruppo Pfizer. La casa farmaceutica statunitense sta però cercando di aumentare la sua capacità produttiva facendo accordi con aziende che hanno stabilimenti in Europa. Ne ha individuate undici, la maggior parte si trova in Germania, altre in Svizzera.

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Tra gli stabilimenti individuati ci sono gli impianti di Delpharm, Sanofi, Merck KGAa, Novartis, Polymun, DermaPharm, BioNTech Marburg, BioNTech Mainz e Rentschler. Ogni stabilimento parteciperà alla produzione del vaccino in base alle sue tecnologie e al tipo di impianto. Intanto, ad accelerare i tempi dovrebbero intervenire anche nuovi vaccini. CureVac, ha assicurato il suo amministratore delegato, si aspetta un’autorizzazione entro giugno.

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