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Collective, docu romeno su corruzione in corsa Oscar

Dal debutto mondiale, nel 2019, alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, Collective (Colectiv) il documentario di Alexander Nanau che segue, con il ritmo di un thriller, un team di giornalisti in Romania nell’indagine su uno scandalo nazionale, si è costruito un percorso trionfale. Il film non fiction, in arrivo dal 18 febbraio sulla piattaforma IWonderfull, ha vinto nel 2020 vari premi nei festival internazionali, compreso quello come miglior documentario europeo agli Efa. E’ stato designato come candidato romeno nella corsa per il miglior film internazionale, ed ha ottime chance di nomination dopo che il 9 febbraio ha superato il primo step entrando nella short list sia per il miglior film straniero che per il miglior documentario.

Ha conquistato intanto i critici Usa (ha il 99% di recensioni positive sull’aggregatore Rotten Tomatoes): la Boston Society of Film Critics, il San Francisco Bay Area Film Critics Circle e la St. Louis Film Critics Association lo hanno premiato come miglior documentario, mentre la National Society of Film Critics come miglior film straniero. Al centro del film i fatti avvenuti nell’ottobre 2015, quando un grave incendio scoppiato al Club Colectiv di Bucarest (che non era a norma), durante un concerto, causa 27 morti e 180 feriti, ma di questi altri 33 ne moriranno nei giorni, e a volte nelle settimane successive negli ospedali. Una tragedia nazionale dovuta a una rete di corruzione, incompetenze e silenzi nella società e nella politica romena (il Ministro della salute, per lo scandalo, è stato costretto a dimettersi) che viene scoperto da un team di giornalisti investigativi guidato da Catalin Tolontan.

Il loro straordinario lavoro d’inchiesta è stato seguito passo passo da Alexander Nanau, che ha iniziato il 2021 rifiutando la medaglia al Merito culturale assegnatagli dal presidente romeno Klaus Iohannis: un gesto di protesta del regista contro il mancato sostegno dell’industria cinematografica del Paese colpita dalla pandemia. “Quanto accaduto al Colectiv mi sembrava riguardasse tutta la nazione – ha spiegato il cineasta tedesco- romeno -. Ci si stava rendendo conto che la corruzione non e’ solo un giro di soldi ma può uccidere. Catalin stava indagando su cosa stesse succedendo negli ospedali (dove non si era in grado di trattare gli ustionati, inoltre molte delle strutture erano contaminate da infezioni batteriche, poi contratte e diventate letali per alcuni pazienti, ndr) e io volevo seguire cosa stesse scoprendo”. All’inizio però “Catalin non si fidava di me, credeva fossi dell’intelligence e volessi spiarlo”. Tra i protagonisti del film non fiction anche Camela Roiu, anestesista, fra i primi a rivelare cosa stesse succedendo negli ospedali; Tedy Ursuleanu che è fra i sopravvissuti all’incendio, per quanto ne porti i segni e Narcis Hogea, padre di una delle vittime poi morte in ospedale.

“In effetti nelle prime settimane eravamo quasi ostili all’idea del documentario – ha detto Tolontan -. Ma poi abbiamo lavorato per un anno insieme ad Alexander e avevamo bisogno di parlare. Non siamo supereroi, siamo giornalisti che lavorano duramente ogni giorno. Nel mio Paese c’era una parte della stampa condizionata dal governo e una più libera, ed è quella che viene raccontata dal film”.

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