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Tullio Solenghi, 50 anni in scena da Brecht al Trio

“Fu un grande debutto. Era ottobre, stagione 1970-71, al Teatro Manzoni di Milano. Portavamo in scena Madre courage di Bertolt Brecht con la grande Lina Volonghi”. C’è sempre una risata dietro l’angolo ad ascoltare i racconti di Tullio Solenghi, raffinato interprete teatrale, per il grande pubblico irresistibile nel Trio con Anna Marchesini e Massimo Lopez, ma anche conduttore da Domenica In a Striscia la notizia e poi concorrente a Tale e quale o nell’ultimo Ballando con le stelle. Classe 1948, genovese, proprio in questa stagione festeggia i suoi primi 50 anni di carriera.

“Il mio ruolo in quel primo spettacolo? – racconta all’ANSA – Facevo il lacché di Ivette, nel primo tempo. Nel secondo, il soldato. Quando venne mia madre mi chiese: ma sei solo nel primo atto? Io risposi: no, mamma, nel secondo, quando entrano i due che spostano il cannone, ecco quello dietro sono io. Quindi, muto e impallato. Come esordio non poteva esserci di peggio”, ride. Una punta di malinconia arriva solo pensando all’oggi e ai teatri chiusi per il Covid. “Non avrei mai immaginato che di uno spettacolo si potesse specificare ‘in presenza’ – dice – Si, ora esistono lo streaming, i social, le piattaforme. Ma sono palliativi. Il teatro è socialità. E’ un palcoscenico e una sala, possibilmente gremita”. Poi si torna al mezzo secolo di carriera, in cui ha sempre coniugato alto e basso, teatro e tv, grandi autori come Cechov e le parodie del Trio. “In verità quelle le ho sempre fatte – confessa – Anche ai tempi di Giulio Cesare di Brecht o 8 settembre di Bernart-Squarzina-Zangrandi. Prima di andare in scena, nel foyer ne mettevo in scena un’altra versione per gli amici. Una volta si affacciava la Borboni, una volta Albertazzi”.

L’uomo della svolta? “Pippo Baudo – risponde subito – Ero cosciente del mio talento, già ai tempi della scuola dello Stabile di Genova, ma non riuscivo a sfondare. L’esempio dei Gobbi con Franca Valeri, Vittorio Caprioli ed Emilio Bonucci, mi aveva insegnato che poteva esistere un Piano B anche restando nello stesso mestiere. Mi scrissi un testo e mi reiventai cabarettista. Con Beppe Grillo debuttammo a Milano. Baudo venne a vederci e partì tutto”. Il momento d’oro? “I 12 anni in trio con Anna e Massimo – prosegue – Lei era la stakanovista del gruppo, lui quello che volava in alto. Io stavo nel mezzo e alla fine la spuntavo. Ci bastava alzare un sopracciglio per capirci. Ricordo che una volta, in uno spettacolo avevamo uno sketch di una decina di minuti sul Giardino dei ciliegi di Cechov. ‘Pensa ad avere la scenografia del Piccolo’, disse qualcuno. E Anna: ‘andiamo a chiederla’. Incredibile ma riuscì a convincere lo scenografo Luciano Damiani: un tipo strano, che ti ascoltava mangiando cipolle”. Poi il boom dei Promessi sposi con 14 milioni di telespettatori su Rai1. “Prima di allora li faceva solo la partita di calcio della nazionale – prosegue Solenghi – Dopo quel successo avremmo potuto andare in teatro anche solo con tre leggii e un elenco del telefono, riempiendo la platea. Invece ci inventammo uno spettacolo tutto nuovo che per portarlo in giro servivano tre tir e due giorni di montaggio”.

Poi l’addio, senza rimpianti. “C’eravamo messi insieme per entusiasmo e amicizia, ripromettendoci che quando la voglia di ‘cazzeggio’ fosse finita ci saremmo divisi. Il primo a lanciare la palla fu Massimo, ma l’idea aleggiava nell’aria già da un po'”. L’amicizia però non è mai finita. Anzi, la pandemia ha colto Lopez e Solenghi nel pieno della tournée del loro show insieme. “Abbiamo ancora una ventina di repliche da terminare. Speriamo di arrivare presto. Il futuro? Avrei l’età del pensionato – ride – Ho deciso di accettare solo proposte di qualità, che mi divertono. A marzo dovrei riprendere il mio reading da Woody Allen ‘Dio è morto e neanche io mi sento tanto bene'”. Intanto, con Ballando con le stelle ha scoperto i social. “È un po’ come infilare la tua vita in un treno che percorre la transiberiana, ma mi piace giocarci”, sorride Solenghi che si è cimentato anche accanto alla moglie Laura Fiandra, chef vegana, nei suoi tutorial di cucina. “Un tributo che le dovevo. E’ bello avere complicità anche in un settore in cui la regina è lei. Però non voglio rubarle il mestiere. Anche Benedetta Parodi – assicura – può stare tranquilla”.

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