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Fassino racconta la storia del Pci

PIERO FASSINO, “DALLA RIVOLUZIONE ALLA DEMOCRAZIA. IL CAMMINO DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO 1921-1991” (DONZELLI, PP. 270, EURO 19,00). A cento anni dal Congresso di Livorno, Piero Fassino racconta il suo Pci. L’ex segretario Ds, protagonista, fin dagli anni della Fgci torinese nel ’68, della vicenda del Pci prima, del Pds e del Pd poi – ripercorre la lunga ‘traversata del deserto’ dalla rivoluzione alla democrazia: un passaggio complesso, decisivo per la politica italiana che, se produsse lacerazioni non ricomposte a sinistra, consentì però l’avvio di una nuova stagione di impegno per dare all’Italia un partito progressista all’interno del riformismo socialista europeo.
    “Il Pci ha saputo leggere e interpretare per decenni domande di libertà, uguaglianza, riscatto sociale, facendole vivere in battaglie democratiche in cui si sono riconosciuti milioni di italiani. Percorrendo la storia del Partito comunista italiano ritroveremo la storia di un secolo con le sue tragedie e le sue conquiste”, scrive Fassino, dirigente del PCI giovanissimo, tra i più giovani, già ministro e deputato, nel suo ultimo libro “Dalla rivoluzione alla democrazia” pubblicato da Donzelli, in occasione del centenario della fondazione del più grande Partito comunista dell’Occidente.
    Nel volume scorrono le principali vicende del partito in cui militava l’autore e nel racconto appassionato di un protagonista si intreccia la vita della Sinistra, dell’Italia e dell’Europa.
    “Alla fine del secolo scorso il suo tempo si è consumato, ed è stato atto di lucida saggezza andare oltre per costruire un futuro nuovo. È un cammino che deve continuare”, scrive Fassino sull’avvio della “svolta”.
    Il Partito comunista italiano nasce il 21 gennaio 1921 con il Congresso di Livorno e cessa la sua attività il 3 febbraio 1991.
    Settanta anni nei quali il Pci è stato protagonista di ogni passaggio della vita politica e sociale dell’Italia. Nato sull’onda della Rivoluzione d’ottobre per realizzare una società sovietica anche in Italia, nell’arco di pochi anni è investito dalla bufera del fascismo. Costretto alla clandestinità, è il principale animatore prima del contrasto alla dittatura, poi della Resistenza. Matura così, nella lotta per la democrazia e la libertà, un’evoluzione culturale e politica che lo porta a essere partecipe essenziale della costruzione della Repubblica e della scrittura della Costituzione. Divenuto il più importante partito comunista dell’Occidente, forte del pensiero di Antonio Gramsci, intraprende un cammino politico che – prima con la «via italiana al socialismo» elaborata da Togliatti, poi con il «compromesso storico» proposto da Enrico Berlinguer – assume la democrazia come il regime politico entro cui far valere i valori e le lotte di emancipazione e giustizia, sottoponendo a dura critica il socialismo sovietico e ricollocandosi come uno dei principali partiti della sinistra democratica europea.
    Rivendicando l’essere un baluardo nella difesa della democrazia contro lo stragismo nero e il terrorismo rosso, acquisisce crescente consenso nella società fino a raccogliere oltre il 30 per cento dei voti degli italiani e a essere partecipe di una larga intesa democratica per il governo del paese. (ANSA).
   

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