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Debutto su Rai5 per Roberto Andò e Piazza degli eroi di Bernhard

Vienna, 1988. Il professor Schuster, intellettuale ebreo fuggito a Oxford, torna con la moglie nella sua città, dopo un esilio iniziato cinquant’anni prima, al tempo in cui Hitler annunciava l’annessione dell’Austria alla Germania nazista. Davanti a se’, però, Schuster ritrova un paese incattivito, dove l’odio avanza nuovamente. Sconvolto, come unica via d’uscita, troverà la morte.
Quando “Piazza degli eroi” di Thomas Bernhard andò per la prima volta in scena al Burgtheatre di Vienna, pochi mesi prima della morte del suo autore, lo scandalo fu enorme. Un testo rovente, additato dal presidente Waldheim come “volgare insulto al popolo austriaco”, ma che da allora ha girato il mondo, dalla Comedie Francaise al Lincoln Center di New York. In Italia arriva in scena solo oggi, con la prima regia che Roberto Andò ha scelto dalla sua nomina a direttore del Teatro Stabile di Napoli, con Renato Carpentieri e Imma Villa protagonisti. Lo spettacolo avrebbe dovuto debuttare al Mercadante a dicembre per poi partire in tournée ma, causa Covid, avrà la sua prima assoluta in tv, sabato 23 gennaio, alle 21.15 su Rai5.
“Un capolavoro, che oltre a essere il testamento di Bernhard è anche il suo testo più politico”, racconta all’ANSA il regista, in questi giorni impegnato anche al montaggio del suo ultimo film, “Il bambino nascosto” con Silvio Orlando. “In Italia – prosegue – erroneamente lo si è visto a lungo come un lavoro troppo ‘austriaco’. In realtà Bernhard è sempre stato un’antenna capace di leggere l’andamento politico del suo Paese e del mondo, tra i primi a intuire il ritorno di un certo fascismo, che non è quello del nazismo, ma un fascismo antropologico.
L’Austria per prima ha visto annidarsi certi populismi, diventa così una metafora dell’Europa dove si sono affermati Orban, Le Pen, ma penso anche alla Spagna o agli Usa. Perché Trump ha commesso l’errore di ignorare la pandemia e ha perso le elezioni, ma le forze sovraniste negli Usa ci sono e sono tante”.
Un teatro visionario e realistico insieme, dunque, “che ragiona su una matrice esistenziale. Per comprenderlo – continua Andò – non occorrono indicazioni di luogo e di tempo. Gli spettatori capiranno subito che l’azione si svolge in una qualsiasi piazza da comizio, di una qualsiasi città europea”. E’ la Piazza degli eroi, la Heldenplatz di Vienna, dove nel ’38 una folla di deliranti si accalcò per festeggiare l’annessione dell’Austria alla Germania nazista. E dove la moglie di Schuster, interpretata da Betti Pedrazzi, in quella nuova casa, anche 50 anni dopo, continua a sentire le urla degli austriaci inneggiare a Hitler (nel cast anche Silvia Ajelli, Paolo Cresta, Francesca Cutolo, Stefano Jotti, Valeria Luchetti, Vincenzo Pasquariello, Enzo Salomone).
“Era tempo che accarezzavo l’idea di questo testo”, prosegue Andò, che di Bernhard aveva già messo in scena il Minetti con Roberto Herlitzka. Nel frattempo, è arrivata la pandemia, è cambiato il mondo. Ci ritroviamo in una depressione esistenziale e politica. È un tema che non si affronta, ma è come se stessimo tutti facendo psicanalisi. Di fronte a un’emergenza del genere è tutto sublimato. E la morte è diventata un orizzonte. Anche la politica è depressa e da questo punto di vista lo scenario disegnato da Bernhard non è troppo lontano: è il crollo delle aspettative”.
Con i teatri forzatamente chiusi, lo spettacolo per ora approda solo in tv (regia televisiva di Barbara Napolitano), mentre per la prima in presenza se ne riparlerà a ottobre. “Come diceva Eduardo, che fu il primo a portare il teatro sul piccolo schermo – ricorda il regista – in questi casi bisogna scegliere di fare la tv, non limitarsi a riprendere una messa in scena. Detto questo, però, il teatro va fatto dal vivo. Il resto sono solo forme temporanee, eccezionali, per non perdere il contatto con gli spettatori. E il teatro pubblico in questo momento ha un grosso impegno verso gli artisti e la comunità”.
Intanto, si guarda avanti. Anche per il nuovo film, tratto dal suo romanzo edito da La nave di Teseo. “Sarà pronto a metà febbraio – dice – Ma penso che uscirà in autunno, quando le sale potranno riaprire. Non ho nulla contro le piattaforme, ma dobbiamo stare accanto agli esercenti. Per me, poi, il cinema, per il significato sociale e culturale che ha, è in sala”.
   

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