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Laschet l'erede di Merkel, la Cdu resta al centro

BERLINO (di Rosanna Pugliese) – La svolta a destra dei conservatori tedeschi non c’è stata neppure stavolta, e a vincere è di nuovo la linea Merkel: la Cdu ha eletto Armin Laschet come suo nuovo presidente, scegliendo di restare nel solco tracciato negli ultimi 15 anni dalla cancelliera. “Vinceremo solo restando forti al centro”, ha detto il presidente del Nordreno-Vestfalia, al primo congresso digitale dei democristiani, in un discorso che ha conquistato i delegati, portando ad un risultato decisamente migliore del previsto. Laschet ha fatto fuori il falco Friedrich Merz al ballottaggio con 521 voti contro 466 dopo il testa a testa registrato alla prima tornata, quando Merz aveva un vantaggio di soli 5 delegati (385 contro 380). Anche il terzo candidato, il deputato Norbert Roettgen, l’outsider della competizione, è uscito di scena con onore grazie a 224 preferenze.

Il partito però resta diviso e anche la sfida per la cancelleria è ancora aperta. Un segnale dell’inquietudine interna è arrivato praticamente subito: incassata sportivamente la sconfitta sul palco, l’avvocato finanziario Merz, riportato alle ambizioni politiche anche dall’amico Wolfgang Schaeuble, ha immediatamente chiesto un posto nel gabinetto di Angela Merkel come ministro dell’Economia. E lo ha postato su Twitter. A stretto giro, il rifiuto della Bundeskanzlerin, veicolato dal portavoce: “Nessun cambio al governo in programma”. Un film già visto due anni fa ad Amburgo, quando a vincere fu Annegrett Kramp-Karrenbauer. La cancelliera non fa sconti ai suoi rivali, ed è chiaro che riportare il partito all’unità non sarà facilissimo per Laschet dopo la seconda forte delusione di quanti hanno nostalgia di una Cdu più conservatrice. “Diciamolo a chiare lettere: molti hanno fiducia in Angela Merkel, più di quanto ce l’abbiano nella Cdu. E adesso il partito deve recuperare questa fiducia”, ha avvertito Laschet. “Io non sono perfetto – ha convenuto in uno dei passaggi più suadenti del discorso – ma sono Armin Laschet, e di me potete fidarvi”.

Dopo una faticosa campagna elettorale in cui ha arrancato nei sondaggi, il governatore della Vestfalia ha dato il tono giusto al suo intervento che, pur non ricchissimo di contenuti, evidentemente ha attecchito. In più di un momento ha citato il padre, un minatore: “Mi ha dato il suo marco portafortuna per oggi e mi ha detto ‘dì alla gente che può fidarsi di te’ “. Laschet non ha però citato la partita per la cancelleria, diversamente dal suo avversario principale, che l’aveva esplicitamente rivendicata: “Non mi candido solo alla guida del partito, ma anche a quella del Paese. E con me non sarà facile”, aveva annunciato Merz. Il governatore è stato molto più cauto: “Ora mi impegnerò per fare in modo che sia l’Unione a designare il prossimo cancelliere”. Un cenno esplicito all’accordo da prendere a marzo con Markus Soeder, il potente leader della Csu bavarese, considerato uno dei papabili alla successione di Merkel.

La sfida sarà però probabilmente a tre, come ha fatto capire anche oggi Jens Spahn, il giovane ministro della Salute, che ha ribadito: “La candidatura a cancelliere non è all’ordine del giorno”. Spahn, che ha sostenuto Laschet rinunciando nei mesi scorsi ad affrontare le competizione di oggi, avrebbe sondato nelle scorse settimane gli umori del partito per capire se vi sia spazio per scendere in campo personalmente in seconda battuta. Insomma, se le sfide sul tavolo per il più grande partito popolare d’Europa sono enormi – la digitalizzazione, il cambiamento climatico e la crisi demografica, nell’elenco fatto ieri dalla cancelliera – non sono piccoli gli ostacoli per una pacificazione interna della Cdu. Il nuovo presidente dovrà rimettere insieme le anime del partito e tener testa a due sfidanti forti, tanto popolari quanto pieni di sé.

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