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200 milioni di dosi del vaccino Oxford per fine anno

LONDRA – Entro la fine del 2020 saranno disponibili a livello mondiale circa 200 milioni di dosi del candidato vaccino sviluppato dall’università di Oxford, la cui produzione raggiungerà 700 milioni di dosi già entro il prossimo marzo. Lo ha detto nel corso d’una video-conferenza Pam Cheng, vicepresidente del colosso farmaceutico AstraZeneca, partner dell’ateneo britannico assieme all’Irbm di Pomezia, spiegando, con il ceo Pascal Soriot che, attraverso una rete di 20 centri di produzione sparsi nel mondo, sarà possibile sfornare nel 2021 da 100 a 200 milioni di dosi al mese per il mercato internazionale. Il Regno Unito ha già prenotato 20 milioni di dosi del prototipo di Oxford per fine anno, e altre 70 milioni entro la primavera. 

Il risultato della sperimentazione sul candidato vaccino sviluppato dall’università britannica di Oxford in partnership con il colosso farmaceutico AstraZeneca e con la collaborazione dell’italiana Irbm di Pomezia “è esaltante” e significa che il prodotto” potrà salvare molte vite umane. Lo ha detto il professore Andrew Pollard, responsabile dei trial per conto dell’ateneo oxfordiano, sebbene il 70% di successi di questo prototipo appaia inferiore all’oltre 90% dichiarato per quelli – di concezione diversa e legati alla necessità di conservazione a temperature molto più fredde – di Pfizer/Biontech (americano-tedesco) e di Moderna (Usa) . “E’ esaltante – ha spiegato Pollard a margine dell’annuncio di oggi – il fatto che abbiamo verificato come in un uno dei nostri dosaggi (quello ad una sola dose, ndr) i risultati possano essere efficaci in circa il 90% dei casi: se viene usato questo dosaggio potrà essere tra l’altro vaccinato un numero maggiore di persone con le forniture previste” al momento. “L’annuncio di oggi è stato reso possibile solo dai volontari che si sono sottoposti alla nostra sperimentazione e ai team di ricercatori talentuosi che hanno lavorato con noi in giro per il mondo”, ha proseguiti l’accademico, ricordando che finora i trial sono stati condotti su 23.000 persone adulte e che si prevede di arrivare ora a 60.000.

La fiducia nella sicurezza del vaccino anti-Covid di Oxford/AstraZeneca si basa su una sperimentazione iniziata fin “da aprile”, prima di qualunque altro prototipo, e su una “una base ormai larga” di volontari non risultati soggetti a effetti collaterali gravi in questi mesi, hanno sottolineato i professori Andrew Pollard e Sarah Gilbert, coordinatori dei trial per conto dell’ateneo britannico, durante la conferenza stampa in cui sono stati illustrati alcuni aspetti dei dati sulla sperimentazione condotta. Sollecitato da un giornalista a prevenire eventuali obiezioni di militanti “no vax”, Pollard ha inoltre sottolineato come sia rassicurante il fatto che ogni prototipo sia destinato a passare prima di un via libera finale attraverso il filtro delle verifiche “delle autorità regolatorie” internazionali e dei vari Paesi..Gilbert ha parlato da parte sua del prototipo Oxford/AstraZeneca come di un preparato “ben tollerato” dalla generalità dei volontari testati (la metà di un campione totale di 23.000 persone finora, avendo gli altri volontari ricevuto un placebo secondo i protocolli previsti), salvo effetti lievi, come episodi di “mal di testa, comuni a vaccini” in uso da decenni per la prevenzione di altre malattie e provati come efficaci. Quanto alla durata dell’immunità anti Covid indotta dal candidato vaccino in questione, il professor Pollard è stato per altro verso prudente: “Temo sia troppo presto per dire qualunque cosa al riguardo. Noi abbiamo iniziato il secondo dosaggio sui volontari nel Regno Unito solo in agosto, ciò significa che non è passato abbastanza tempo per dirci se, a un anno di distanza, le persone risulteranno ancora protette e immunizzate dal coronavirus come all’inizio” .

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