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Pearl Jam, 30 anni fa a Seattle il primo concerto

Il 22 ottobre 1990 l’Off Ramp Cafe di Seattle ospitò un breve set dei Mookie Blaylock (il nome di un giocatore dell’NBA), una band al primo concerto. La formavano cinque ragazzi: due “veterani” della neonata scena grunge, Stone Gossard e Jeff Ament, un chitarrista solista. Mike McCready, il batterista Dave Krusen e un cantante, Eddie Vedder, che poco tempo prima faceva il benzinaio a San Diego. Eddie aveva ascoltato i provini di alcuni brani suonati da Gossard, Ament e McCready, aveva scritto i testi e li aveva inviati ai tre. In risposta ottenne un biglietto di sola andata per Seattle. Per il sound check i Mookie Blaylock suonarono “Even Flow”: la scaletta del concerto prevedeva invece “Release”, “Alone”, “Alive”, “Once”, “Even Flow”, “Black”, “Breath”. Per l’encore “Just a Girl”. In dicembre la band fa da Opening Act per i Soundgarden, con il nuovo anno firma un contratto con una major, il 10 marzo 1991 negli studi della KISW Radio di Seattle, Ament e Vedder annunciano il nuovo nome del gruppo: “Pearl Jam”. Il 27 agosto 1991 viene pubblicato “Ten”, non solo uno dei debutti discografici più clamorosi della storia, ma anche un album dall’importanza decisiva, il disco-manifesto di una generazione che ridefinisce i contorni del Grunge spostando l’asse dal punk e dal metal verso un’idea di rock più classica in un anno di grazia in cui sono usciti in marzo “Out of Time” dei REM e in settembre “Nevermind” dei Nirvana. Per celebrare i 30 anni dal loro primo concerto, i Pearl Jam, che hanno appena pubblicato “Get It Back”, prima canzone inedita dopo la pubblicazione dell’album “Gigaton”, metteranno online sulla piattaforma nugs.net lo storico concerto tenutosi al Wells Fargo Center di Philadelphia il 29 aprile 2016. Si tratta di uno show di tre ore con 32 brani tutti rimixati dal produttore Josh Evans con immagini mai viste girate con 11 telecamere dal regista Blue Leach e scelte da Kevin Shuss, archivista dei Pearl Jam. E’ il concerto in cui per la prima volta la band ha suonato in versione integrale “Ten”, l’album feticcio. Tra le chicche della scaletta, “Throw Your Hatred Down” del guru Neil Young, “Comfortably Numb” dei Pink Floyd e “Baba O’Riley” degli Who. Il concerto sarà visibile in stream pay per view dal 22 al 25 ottobre, i biglietti costano 14.99 dollari e parte dell’incasso sarà devoluta alla Vitalogy Foundation, un’organizzazione fondata dai Pearl Jam per supportare organizzazioni no profit che operano nel campo della sanità, dell’ambiente, delle arti. Oltre che a celebrare il loro primo concerto, i Pearl Jam sono anche impegnati contro Trump: di recente hanno lanciato l’iniziativa “PJ Votes 2020” per invitare il proprio pubblico a votare per le imminenti presidenziali, chiedendo a ciascun fan di reclutare almeno altri tre amici disposti a sostenere Biden nella corsa alla Casa Bianca. Come sempre l’impegno è l’altra faccia dell’universo Pearl Jam, una band che, nonostante abbia debuttato con un best seller mondiale, ha sempre avuto un rapporto conflittuale con il proprio successo. Fanno parte della storia la loro guerra persa contro i giganti delle biglietterie dei concerti e contro gli eccessi dell’industria e soprattutto contro l’obbligo di aderire ai canoni della star. Come tutte le band che stanno insieme da decenni, anche i Pearl Jam hanno vissuto momenti di grandi tensioni, ma il palco è sempre stato per loro il luogo della catarsi, lo spazio dove tutto torna ad essere naturale. Come dimostra il concerto di Philadelphia.

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