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Osanna, dalla primavera “in classe” anche al museo

(ANSA) – ROMA, 31 AGO –Il primo incontro sarà con Laura Moro, direttore generale della Digital Library, il processo per la digitalizzazione del patrimonio promosso dal Mibact. “Perché ci sono tanti musei anche importanti che vanno svecchiati, innanzitutto nei linguaggi, nella comunicazione”. E perché una delle cose fondamentali da fare “è una mappatura completa del patrimonio culturale”, di quello che c’è nei musei e nei siti archeologici grandi e piccoli del Paese, e pure nei loro depositi “che devono diventare accessibili come le biblioteche e gli archivi”.

Dal 1 settembre al lavoro alla guida dei musei pubblici italiani, un piede sempre a Pompei (ufficialmente ha lasciato, ma dovrebbe mantenerne l’interim fino all’arrivo del nuovo direttore) l’archeologo Massimo Osanna anticipa in una conversazione con l’ANSA le linee portanti del suo progetto per il rilancio della rete museale di Stato. E annuncia una collaborazione, già avviata, con il ministero dell’Istruzione e quello dell’Università: “Probabilmente dal secondo semestre, apriremo i musei agli studenti, per portare la didattica al museo”. Non un semplice “prestito di aule” in tempi di penuria di spazi per l’epidemia Covid, precisa, piuttosto “progetti educativi, mirati a mettere in comunicazione il mondo museale con l’universo dei giovani e in particolar modo degli adolescenti ad oggi i più difficili da coinvolgere”.

Ecco quindi che il discorso dei linguaggi da aggiornare torna prioritario. Osanna cita la polemica estiva scoppiata per il selfie di Chiara Ferragni agli Uffizi davanti alla Venere del Botticelli e si schiera: “Non capisco chi si è scandalizzato – dice -. Intanto perché i musei oggi più di ieri hanno bisogno di risorse e poi perché quello della Ferragni è un linguaggio che i giovani recepiscono, tanto che il suo selfie ha fatto balzare in su il numero dei visitatori degli Uffizi regalando al museo, in quel weekend, un record di +27 per cento di under 25. Viviamo in una società in evoluzione, multiforme. I beni culturali non devono stare sotto una campana di vetro, dobbiamo imparare a guardare lontano”. Un impegno ancora più stringente in quest’epoca ancora martoriata dall’incubo dell’epidemia Covid. Perché se è vero che in sei anni di impegno a Pompei i visitatori sono quasi raddoppiati, passando dai 2,5 milioni del 2014 ai 4 milioni abbondanti del 2019, è vero anche che la paura, la crisi economica e la necessità di rigide misure di sicurezza hanno tolto ai siti culturali italiani, in questi mesi subito successivi al lockdown, quasi il 90 per cento dei visitatori. “A Pompei è andata molto meglio, intorno a Ferragosto abbiamo avuto punte di diecimila visitatori al giorno e poi ci siamo attestati su una media di 5-6 mila – sottolinea Osanna -, il nostro però è un caso molto particolare”. C’è quindi un problema economico stringente che richiederà, secondo Osanna, “sempre di più aperture alla collaborazione dei privati”, ma anche un uso sapiente “delle risorse europee”. Mentre un po’ ovunque, sottolinea il neo dg, “va fatta una riprogrammazione delle priorità e delle spese”. Del resto anche la ricca Pompei quest’anno ha avuto bisogno di un contributo economico del Mibact di 11 milioni di euro e ha dovuto rimandare al prossimo anno il restauro di due importanti domus.

Tant’è, nello stesso tempo bisognerà inventarsi il modo di convincere il pubblico a tornare nelle sale dei musei. “Per questo sarà importante una comunicazione pronta ed efficace”, si accalora il professore, che in questi anni non ha mai lasciato il suo impegno con gli studenti di archeologia della Federico II di Napoli, “bisognerà spiegare che i musei sono sicuri e organizzarli in modo che l’incolumità di tutti sia prioritaria. E’ impensabile oggi pensare che si possa tornare al modello di visita pre lockdown”. Profondo sostenitore del lavoro di squadra, Osanna si prepara quindi all’incontro, l’1 settembre a Roma, con il suo nuovo staff alla direzione generale dei musei. Antonio Lampis, il direttore uscente, gli ha lasciato – racconta – una corposa relazione, il primo passo sarà quello di studiare la situazione, conoscere la squadra. “Poi mi lancerò in tour italiano, per ascoltare le esigenze di tutti e capire meglio il da farsi”. La prima tappa, anticipa, sarà in Emilia, alle Gallerie Estensi di Modena, dove è stato invitato, poi andrà in Liguria. “Voglio conoscere e ascoltare, parlare con tutti i direttori”, ripete. Da nord a sud il lavoro da fare è molto. “Credo che tanti dovranno anche riallestire le loro collezioni, vanno fatti progetti diversi adeguati a contesti diversi”. L’ obiettivo è più che ambizioso: “Dobbiamo traghettare i musei italiani verso la contemporaneità . E creare una rete di istituzioni, piccole e grandi, che sappiano custodire, ma anche raccontare l’identità profonda del Paese”.

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