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Torna Stillitano e il suo Commissario Clodoveo

CRISTINA STILLITANO, ‘LA DONNA A METÀ’ (AMAZON, PP 418). Torna il commissario Agostino Clodoveo e questa volta il suo rompicapo sarà l’omicidio di una giovane donna il cui corpo è stato ritrovato atrocemente mutilato nel Tevere. La giornalista Cristina Stillitano ha appena pubblicato su Amazon il suo secondo romanzo, ‘La donna a metà’, dopo il successo del primo – sempre incentrato sulla figura di Clodoveo – ‘Cuore di passero ha la morte’, diventato nel 2018 primo bestseller sulla piattaforma nella categoria noir.
    “Sono una fautrice del selfpublishing, convinta – dice all’ANSA – che su questa strada viaggi il futuro dell’editoria”. Se l’indagine appassionerà anche i lettori più smaliziati del genere, a risaltare è la Roma degli anni ’50. “Restituire vita, voce, colori, odori e sapori a una Roma che non c’è più, quella dei mitici anni Cinquanta. La Roma – racconta Stillitano – del barcone del Ciriola, del dancing Pichetti, dei Villaggi Pater e delle case chiuse dove, con 150 lire, si poteva comprare un corpo di donna e l’illusione di dieci minuti d’amore”. Un tempo in cui si viaggiava in Lambretta, il Panterone era l’unica volante della questura e nelle sezioni di partito – racconta ancora – “ci si radunava anche per scoprire le magie prodotte dal nuovo apparecchio chiamato televisione”. E il puzzle de ‘La donna a metà’ prende avvio proprio il 3 gennaio 1954, giorno – storico – della prima trasmissione Rai quando il commissario Clodoveo sarà chiamato alla ‘Nave dei folli’, il famoso barcone sul Tevere dove – tra balli e cazzotti – si sta festeggiando l’arrivo del nuovo anno. Ma quello che il poliziotto non si aspetta davvero è che l’indagine lo metterà a dura prova: dovrà rischiare anche il proprio onore di uomo di legge, in un vortice di indizi, interrogatori, verità nascoste e false piste, prima di riuscirne a venire a capo. Nel libro ci sono “chicche di memoria” ed echi rimandati di film d’epoca dedicati ad un decennio che ancora oggi stenta ad imporsi nonostante un indiscutibile fascino. Se molti ricordano la fatidica Vespa di ‘Vacanze Romane’ (film del 1953), non saranno altrettanti quelli che si rammenteranno i luoghi di Roma in cui il paziente e ignaro giornalista americano porta in visita, sul sellino posteriore, la principessa Anna. Per questo vale ancora di più l’assunto da cui, per sua stessa ammissione, è partita l’autrice: “dove la Storia non arriva, talvolta può un buon romanzo. Ecco perchè – insiste – occorre prendersi cura dei ricordi”. 
   

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