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Book of Vision, medicina e desiderio

 Già dal trailer ‘The Book of Vision’ mostra la sua anima visionaria, luciferina e lo spirito di Terrence Malick, maestro del regista e produttore di quest’opera di Carlo S. Hintermann. Il film, in apertura alla 35/ma edizione della Settimana internazionale della critica alla prossima Mostra del cinema di Venezia (2-12 settembre), mette in scena la storia di Eva (Lotte Verbeek), giovane dottoressa che a un certo punto si immerge nello studio della storia della medicina. Nella sua ostinata ricerca di una guida, scoprirà Johan Anmuth (Charles Dance), medico prussiano del Settecento in bilico tra illuminismo e animismo. Una scoperta che cambierà la natura di Eva, il suo corpo e la sua stessa malattia. Sarà proprio il manoscritto del medico, ‘Book of Vision’, ad intrecciare poi le loro esistenze al di là del tempo. Eva e Johan si incontreranno infatti nel 700 come nell’oggi, essendo i loro destini fatalmente uniti. Cosa contiene il libro? Le speranze, le paure e i sogni di più di 1800 pazienti che il medico prussiano sapeva soprattutto ascoltare anche nelle loro fantasie, per dare loro una terapia del tutto personalizzata. La storia di Anmuth e dei suoi pazienti darà tra l’altro all’insicura Eva la forza per vivere appieno la propria vita, comprendendo che niente si esaurisce nel proprio tempo. «La possibilità di attraversare il tempo mi ha sempre affascinato – dice nelle note Hintermann -. Forse il primo motivo per cui mi sono innamorato del cinema è la sua capacità di saltare in dimensioni temporali e spaziali diverse.
    The Book of Vision fa di questa possibilità un elemento di forza. E questo grazie alla passione maturata verso i film fantasy degli anni ’80 e ’90 con i quali sono cresciuto, da I Goonies a Labyrinth, da La Storia infinita a Ritorno al futuro”.
    Il meccanismo, continua il regista: “È sempre lo stesso. Si tratta di aprire una porta verso una dimensione inaspettata, verso il fantastico. Dal punto di vista visivo sia la parte contemporanea che quella del passato tengono conto di questa porta: ogni luogo, ogni oggetto, ogni azione ha una valenza ambigua, in bilico tra queste due dimensioni”. E ancora Hintermann: “Giungere a una sintesi tra passato e presente, a favore di un tempo che coincida con quello del desiderio, è uno degli elementi portanti del film. Per fare questo gli attori protagonisti del presente interpretano anche il proprio doppio nel passato. Eva è anche Elizabeth von Ouerbach, paziente del medico prussiano Johan Anmuth, e quest’ultimo è anche il dottor Morgan, medico curante di Eva. La somma dei diversi personaggi è come se giungesse a un unico protagonista, mostrando come ogni personalità contenga una moltitudine di voci. The Book of Vision – continua – vuole essere un omaggio alla forza inesauribile della vita e alla necessità di una continua rinascita. Ogni esperienza interrotta, ogni caduta, ogni amore irrisolto abita uno spazio e un tempo possibile, in continuo divenire.” Per il film cast internazionale: oltre Dance e Verbeek troviamo Sverrir Gudnason (protagonista di Borg McEnroe), Isolda Dychauk (I Borgia, Faust, TwoGirls) e il ‘nostro’ Filippo Nigro. Direttore della fotografia è Joerg Widmer che ha collaborato con Wenders, Tarantino, Haneke, Polanski e Bela Tarr. (ANSA).
   

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