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Don Giovanni libertino senza tempo a Macerata

MACERATA – Entusiasmo e applausi anche a scena aperta sabato 18 luglio per Don Giovanni di Mozart, in prima allo Sferisterio di Macerata davanti a un pubblico di 850 persone, a causa delle norme anti-Covid, contro le 3.000 che può ospitare l’Arena.

Ingressi separati e mascherine per gli spettatori, cui è stata misurata la temperatura, file distanziate e nessun assembramento. Uno spettacolo suggestivo che il regista Davide Livermore ha immaginato come un viaggio nel tempo dell’eterno libertino, archetipo superbo e incrollabile di libertà, sostenuto dalla puntuale direzione d’orchestra di Francesco Lanzillotta, sul podio dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana, e da un cast giovane e affiatato dall’inizio alla fine.

“Grazie – ha detto alla fine al pubblico il maestro e direttore musicale del Macerata Opera Festival visibilmente commosso -, abbiamo sempre pensato di andare in scena anche nel periodo più buio della pandemia. Adesso è un momento meraviglioso e spero che il nostro settore possa essere gestito come deve per poter rinascere”. “Dobbiamo far in modo – gli ha fatto eco Livermore – che la nostra società possa celebrarsi con la cultura che è ciò che la rende civile”.

Coprodotta dal festival francese delle Chorégies d’Orange che l’ha presentata l’estate scorsa, la messa in scena si è avvalsa di un sistema di sofisticate proiezioni realizzate dai videdomaker D-Work e dalle luci di Antonio Castro, che coprivano tutto il muro di fondo, lungo 100 metri e alto 20. Una sorta di viaggio onirico che, a partire dal momento cruciale in cui Don Giovanni uccide in duello il Commendatore accorso (a bordo di un suv nero) a salvare la figlia dallo stupro del libertino, prefigura anche la fine del protagonista, dando l’avvio come in una moviola alla serie di vicende che hanno condotto a quell’esito, perché se il primo perde la vita, il secondo perde l’anima. Un taxi giallo che sfreccia sul palcoscenico, guidato dal traghettatore-autista Leporello, trasporta non solo Don Giovanni da una conquista femminile all’altra, ma anche da un’epoca all’altra, mescolando ambientazioni e costumi: dal sontuoso palazzo del libertino ai muri pieni di graffiti della festa di matrimonio di Masetto e Zerlina, fino alle foto delle conquiste del protagonista che si stagliano sullo sfondo quando Leporello ne elenca il catalogo a Donna Elvira. Proiezioni che si dissolvono in paesaggi marini o floreali che servono anche a definire stati d’animo o a precisare il non detto, riempiendo di suggestioni il palcoscenico vuoto. Fino alla cena orgiastica col Commendatore, dove figure femminili ignude della cui carne Don Giovanni si nutre lo trasportano agli inferi, ripristinando nel sestetto finale la morale dell’opera, ma consentendo al libertino di apparire sornione in un immagine sul muro promettendo altre sortite.

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Unanime il consenso del pubblico per gli interpreti, sempre in parte dal punto vista vocale e interpretativo, con una recitazione spiccatamente gestuale e mossa che li ha visti scendere anche in platea. Sono Mattia Olivieri (Don Giovanni), Karen Gardeazabal (Donna Anna), Giovanni Sala (Don Ottavio), Antonio Di Matteo (Commendatore), Valentina Mastrangelo (Donna Elvira), Tommaso Barea (Leporello), Davide Giangregorio (Masetto), Lavinia Bini (Zerlina). Applausi anche al Coro Lirico Marchigiano ‘Vincenzo Bellini’ preparato da Martino Faggiani e alla costumista Stéphanie Putegnat. Repliche il 24, 26, 31 luglio e 2 e 8 agosto.

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