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Autostrade: L'accordo, Benetton va al 10% di Aspi, Cdp al 30%

Un aumento di capitale da 3-4 miliardi che porterà Cdp a detenere il 31-33% di Autostrade per l’Italia nella quale alla fine, quando ci sarà lo scorporo da Atlantia e la quotazione, i Benetton saranno scesi attorno al 10-11% e ci saranno nuovi investitori attorno al 20-22% che si affiancheranno agli attuali Silk Road Fund e Allianz. L’accordo che segna di fatto la nazionalizzazione della rete autostradale sarà un passaggio a tappe che per concludersi richiederà almeno un anno, quando la nuova Autostrade sarà scorporata da Atlantia e portata in borsa.

Il processo sarà meno repentino di quanto voluto da alcune forze della maggioranza perché potrebbe aver bisogno di un arco temporale compreso tra i sei mesi e un anno anche per il solo adempimento delle tecnicalità previste. Il primo snodo sarà la valutazione della società, che dovrà attendere le valutazioni delle diverse parti. L’uscita del gruppo veneto da Autostrade per l’Italia e l’ingresso dello Stato richiede procedure “che si misurano nell’arco di un anno: entro settembre ci sarà un primo passaggio molto rapido di perdita di controllo”, ha spiegato il ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli dopo il lungo Cdm della notte che, come primo punto, ha visto mettere nero su bianco come “il Consiglio dei ministri abbia ritenuto di avviare l’iter previsto dalla legge per la formale definizione della transazione” con Aspi, “fermo restando che la rinuncia alla revoca potrà avvenire solo in caso di completamento dell’accordo transattivo”.

Ecco quindi quello che dovrà avvenire secondo l’intesa su cui il ministero dell’Economia ha assunto il ruolo di pivot per quanto riguarda l’assetto proprietario. Da Aspi ci saranno 3,4 miliardi di risarcimenti così come già emerso nella proposta avanzata dalla società sabato scorso. Nonché l'”accettazione della disciplina tariffaria introdotta dall’Autorità di regolazione dei trasporti con una significativa moderazione della dinamica tariffaria” in modo da soddisfare quelle richieste di garanzia di servizio pubblico invocate anche dal presidente del Consiglio. E, cosa non da sottovalutare, tutte le risorse che saranno messe nell’operazione diventeranno risorse da investire sulla rete autostradale.

Aspi rinuncia a tutti i giudizi promossi in relazione alle attività di ricostruzione del ponte Morandi, al sistema tariffario, compresi i giudizi promossi contro le delibere dell’Autorità di regolazione dei trasporti e i ricorsi per contestare la legittimità dell’art. 35 del decreto-legge “Milleproroghe” in particolare la “riscrittura delle clausole della convenzione al fine di adeguarle all’articolo 35 del dl “Milleproroghe”, che ha ridotto l’indennizzo in caso di revoca da 23 a 7 miliardi.

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L’operazione finanziaria è più complicata da spiegare. Si parte con l’aumento di capitale che farà entrare Cdp con una quota del 31-33%, che dovrebbe valere sui 3-4 miliardi che serve a diluire la quota di Atlantia in Aspi. E’ questo il momento in cui gli altri soci attuali – Allianza e Silk Road Fund – potrebbero decidere di mettere nuove risorse per mantenere le proprie quote. Il secondo step è l’arrivo di nuovi soci, ai quali Atlantia dovrebbe vendere oltre il 20% delle proprie quote per quella che potrebbe essere considerata un’operazione di sistema. Alcuni dei nomi ipotizzati, come Unipol e Generali, al momento non sarebbero interessati, mentre potrebbe arrivare l’impegno di alcune casse previdenziali.

Il terzo passaggio è la scissione di Aspi da Atlantia e la sua contestuale quotazione in borsa. Oggi i Benetton, tramite Edizione Holding che controlla il 30,2% di Atlantia che a sua volta controlla l’88% di Aspi, ha in concreto una quota del 25-26%. Una volta diluita la quota di Atlantia in Aspi al 37%, questa partecipazione dei Benetton sarebbe attorno al 10-11% e con la quotazione in borsa diventerebbe ‘trasparente’, così come le altre quote degli azionisti attuali di Atlantia. Il flottante nell’ipotesi ventilata dovrebbe essere tale da garantire in una successiva fase di Ipo una forte presenza del mercato retail e la creazione quindi di una vera public company. Tra gli altri impegni previsti dalla proposta transattiva che i ministri dell’Economia e dei Trasporti gestiranno figura il “rafforzamento del sistema dei controlli a carico del concessionario e l’ aumento delle sanzioni anche in caso di lievi violazioni da parte del concessionario”. 
   

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