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Castellitto-Ferrari amanti divisi dal Covid

 È una pandemia esistenziale quella che si consuma in ‘Ci sono giorni che non accadono mai’, intensa pièce di Valerio Cappelli animata dal Covid 19 e soprattutto dall’assenza. Protagonisti, Evaristo (Sergio Castellitto), un colto ed esagitato musicista di Roma e Silvia (Isabella Ferrari), un’estetista che vive a Piacenza tra mille difficoltà economiche. I due, entrambi accompagnati nella vita, si sono conosciuti su Facebook, sono diventati poi amici e, alla fine, in un crescendo da lockdown, hanno cominciato ad amoreggiare.
    Prima tante parole al telefono, e poi altrettanti messaggi e video erotici per consumare una sessualità impossibile da vivere, dando così voce a un inedito capitolo di Frammenti di un discorso amoroso di Barthes. La pièce, messa in scena da Sergio Castellitto con musica originale inedita di Ennio Morricone (registrata dall’Orchestra Arcangelo Corelli diretta da Jacopo Rivani) , ha avuto la prima il 9 luglio al Ravenna Festival. “Il vero motore di quest’opera – spiega Cappelli – è proprio il virus, una sorta di benzina che accende paure, solitudini e risveglia allo stesso tempo demoni e fantasmi. Una benzina che, tra l’altro, mette in luce la routine e la falsità dei loro attuali rapporti”. Le differenze sociali tra i due? “Non pesano più di tanto in questo contesto – continua l’autore- , perché alla fine il loro sentire comune è l’eros. E arrivano a questa intimità lentamente, come quando lui chiede a Silvia se fa ancora l’amore con il compagno. La loro intesa nasce anche dalle loro ossa rotte. Certo lui vola alto e parla del direttore d’orchestra Carlos Kleiber (uno dei passaggi più alti di Ci sono giorni che non accadono mai), ma lei riporta tutto su un piano di realtà parlando della capacità di amare delle escort e, soprattutto, di una cosa concreta come il mutuo da pagare”. Tra i temi originali e forti della pièce, un breve monologo sull’ingratitudine dei figli in una realtà in cui si parla solo dell’inadeguatezza dei padri e il tema dell’assenza, di un erotismo da vivere cieco e senza tatto (in chiusura i due protagonisti si agitano intorno a un plexiglas che non gli permette di vedersi né di toccarsi). Ma ciò che davvero rende unica questa pièce è ancora la pandemia. “Qui il pubblico sa esattamente di cosa stiamo parlando, sono tutte persone ‘informate dei fatti’, consapevoli del trauma collettivo che abbiamo attraversato anche ai danni della coppia come dimostrano i dati Istat – dice Cappelli, storica firma del Corsera – . In questo senso – conclude – molto bella la definizione che ha dato Castellitto di ‘Ci sono giorni che non accadono mai’: un’opera ‘disturbante e sentimentale'”. (ANSA).
   

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