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La resistenza nel nome di Gordon Flash

(ANSA) – ROMA, 09 LUG – MARCO DELL’OMO, LA BANDA GORDON (NUTRIMENTI, PAG. 352, EURO 17,10)

La cosa che mi preoccupa di più parlando del libro che segna felicemente l’esordio alla narrativa di Marco Dell’Omo, è il timore di cadere nell’errore di raccontarne troppo la trama. Si perchè, senza dubbio, le 352 pagine densissime di questo bel romanzo sono prima di tutto piene di colpi di scena sorprendenti. Allora descrivere il contesto in qualche modo può trarre anche in inganno ma è il gioco sapiente dell’autore al quale non bisogna sottrarsi. La prima della cornici in cui si incastona la storia come un diamante è oggi. C’è un anziano generale, Piero Vinci, che viene accompagnato da un soldatino matricola nelle sue scorribande apparentemente innocenti. Prima il ragazzo gli farà da autista, poi diventerà sua spalla e complice nelle maratone. Il ragazzo però è una spia che in realtà deve cercare di carpire al generale segreti sul suo lontanissimo passato. Ed è in questo passato che si svolge poi in realtà la storia.
    Siamo nel 1943 e Piero è appena un ragazzo. Con lui, sulle cime del Gran Sasso si raccoglie quasi per caso una piccola banda di adolescenti che realizza il suo passaggio all’età adulta scalando montagne a mani nude e con scarponi primordiali.
    E’ proprio arrampicandosi su quelle pareti impervie che i ragazzi della Banda Gordon avranno il loro rito di iniziazione alla vita. La loro passione politica nasce proprio dal Gordon Flash da cui prenderanno i nomi di battaglia nel momento in cui decideranno di passare alla Resistenza e ad una tutta particolare forma di lotta ”armata”. La politica insomma la scoprono attraverso i fumetti quando – era il 1938 – Mussolini o chi per lui decide di ”uccidere” appunto Gordon Flash, il loro personaggio preferito sulle pagine dell’Avventuroso perchè in qualche modo interpreta una forma di resistenza al regime.
    Mentre un loro cugino americano gli rivela che lì, oltreoceano i fumetti continuano ad uscire e quindi si tratta solo di una montatura. Per contrappasso i ragazzi comprendono il senso della libertà di espressione e della censura e seppure vengono in alcuni casi da famiglie fasciste, o addirittura come Piero sono nipoti di Gabriele D’Annunzio, si sentono di dover combattere la loro battaglia per un futuro in cui poter leggere i fumetti preferiti senza che nessuno lo possa impedire.
    Insomma, un romanzo di formazione nel quale l’autore mescola con matura efficacia una grande quantità di elementi diversi senza però che il risultato sia contraddittorio o confuso, anzi sembrano naturali cose assolutamente decontestualizzate. Una serie di ingredienti che, non so quanto consapevolmente o meno, sembrano mixati per dare vita ad una perfetta serie televisiva di quelle che non faticherebbero a diventare di culto tra un pubblico di adolescenti. Non soltanto perché i ragazzi protagonisti sono tutti personaggi belli ed intriganti, perché c’è la storia, c’è la guerra e c’è l’amore, ma anche la natura delle montagne abruzzesi nel loro splendore, e poi il fumetto e anche un pizzico di superpoteri. Si perché in fondo, poteri soprannaturali o particolari capacità ginniche, coraggio da vendere, incoscienza e valori ideali dei protagonisti della nostra Resistenza non sono così distanti dai personaggi della Marvel destinati a salvare il mondo. Solo che loro, i nostri padri, i nostri nonni, l’hanno fatto veramente. (ANSA).
   

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