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Fase 2: San Pietro, il Papa riapre le messe con il pubblico nella basilica

La basilica di San Pietro ha riaperto i battenti. Era chiusa ai pellegrini dal 10 marzo scorso. In basilica si erano svolte le celebrazioni pasquali con il Papa e ogni giorno c’è stata la recita del rosario con la presenza di piccoli gruppi di religiosi o persone del Vaticano. Ma l’accesso alla basilica e alla piazza era interdetto al pubblico da 69 giorni. Per entrare nella basilica di San Pietro i fedeli si sottopongono alla misurazione della temperatura con i termoscanner. Ci si può muovere solo entro percorsi tracciati.

Papa Francesco, dando avvio alla messa sulla tomba di Giovanni Paolo II nel centenario della nascita del pontefice polacco, ha riaperto questa mattina la celebrazione di liturgie con il pubblico nella Basilica di San Pietro, in coincidenza con quanto accade nello Stato italiano. Nella cappella della tomba del Papa santo sono presenti circa 30 persone, ben distanziate sui banchi. Presenti insieme al Papa anche i cardinali Angelo Comastri e Konrad Krajewski e i monsignori Piero Marini e Jan Romeo Pawlowski.

“Noi qui oggi possiamo dire: 100 anni fa il Signore ha visitato il suo popolo. Ha inviato un uomo, lo ha preparato per fare il vescovo e guidare la Chiesa”. Esprime un concetto di alta valenza spirituale papa Francesco nel ricordare Giovanni Paolo II a 100 anni dalla nascita, con una messa sulla tomba del Papa santo nella Basilica di San Pietro, che segna anche in Vaticano, col ritorno di una trentina di fedeli ben distanziati tra i banchi (pochissimi in mascherina), l’inizio della ‘fase 2’ della pandemia da Covid-19. “Facendo la memoria di San Giovanni Paolo II, riprendiamo questo – aggiunge Bergoglio nell’omelia rifacendosi alle letture -: il Signore ama il suo popolo, il Signore ha visitato il suo popolo, ha inviato un pastore”.

Nella liturgia concelebrata con i cardinali Angelo Comastri, suo vicario per la Città del Vaticano, e il polacco Konrad Krajewski, elemosiniere pontificio, e i monsignori Piero Marini, capo cerimoniere nel pontificato di Wojtyla, e l’altro polacco Jan Romeo Pawlowski, capo della Terza Sezione della Segreteria di Stato, alla presenza anche dell’ambasciatore di Polonia presso la Santa Sede, Janusz Andrzej Kotanski, Francesco ricorda “quali sono le tracce di buon pastore che possiamo trovare in San Giovanni Paolo II”: tante spiega -, ma ne diciamo tre soltanto: la preghiera, la vicinanza al popolo e l’amore alla giustizia”. “San Giovanni Paolo II era un uomo di Dio perché pregava”, prosegue, “lui sapeva bene che il primo compito di un vescovo è pregare, e lo faceva. Uomo di preghiera”. “Seconda traccia, uomo di vicinanza – continua il Pontefice -: non era un uomo distaccato dal popolo, anzi andava a trovare il popolo, e girava il mondo intero trovando il suo popolo, cercando il suo popolo, facendosi vicino”. “Un pastore è vicino al popolo, o al contrario non è pastore – osserva Francesco -: è un gerarca, è un amministratore, forse buono, ma non è pastore”.

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La terza traccia, “l’amore alla giustizia – aggiunge -, ma alla giustizia piena: un uomo che voleva la giustizia, la giustizia sociale, la giustizia dei popoli, la giustizia che caccia via le guerre, ma la giustizia piena”. Per questo “San Giovanni Paolo II era l’uomo della misericordia, perché giustizia e misericordia vanno insieme, non si possono distinguere, sono insieme, giustizia e giustizia, misericordia e misericordia, ma l’una senza l’altra non si trova”. A 100 dalla nascita – 18 maggio 1920 a Wadowice – ricordi e commemorazioni del Papa polacco si registrano in tutto il mondo. E un ricordo viene anche da colui che il 13 maggio del 1981 in Piazza San Pietro attentò alla sua vita, il turco Ali Agca, che ne parla come del suo “Fratello spirituale” e come “un grande uomo di bontà, che mi ha abbracciato fraternamente nel nostro incontro storico”. “Karol Wojtyla va ricordato come il distruttore dell’Impero del Male, che ha ridato libertà e dignità a molti popoli europei ed asiatici liberati dalla tirannia sovietica – afferma l’ex ‘lupo grigio’ -. L’impero sovietico aveva un piano preciso per uccidere il Papa polacco. Dobbiamo ringraziare Wojtyla per il suo grande contributo al consolidamento della democrazia, della pace e della libertà nel mondo”.

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